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Da dove la vita è perfetta – I libri che hanno ispirato il nuovo romanzo di Silvia Avallone
Scritto da:
Redazione BookToBook
29 Mar 2017
Da dove la vita è perfetta è il titolo del nuovo romanzo che segna l’atteso ritorno di Silvia Avallone in libreria.
Una storia di amore e abbandono, di genitori visti dai figli, di attese, scelte e rinunce: Silvia Avallone fa deflagrare la potenza di fuoco dell’età in cui tutto accade, la forza del destino che insegue chi vorrebbe solo essere diverso.
Ma cosa stava leggendo l’autrice mentre scriveva? Quali titoli hanno influito sulla scrittura di Da dove la vita è perfetta?
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Le letture che hanno influenzato Da dove la vita è perfetta
Il testo che segue è scritto da Silvia Avallone
Le presenze costanti di questi anni, che mi hanno aiutata a pensare e a scavare dentro la storia di “Da dove la vita è perfetta”, sono state le donne di Elsa Morante e quelle di Elena Ferrante.
Le donne pugnaci, in particolare. Le testarde, le tenaci. Le donne dalle epiche contraddizioni, di grande intelligenza e passione furiosa.
Penso alla Olga dei “Giorni dell’abbandono” di Elena Ferrante: la mia Dora potrebbe esserle parente. E ai personaggi femminili di Menzogna e sortilegio, al loro modo assoluto e cieco di amare. C’è un passo che riguarda la mia Adele mentre pensa al figlio maschio che crede di aspettare, ispiratomi dall’Anna del primo romanzo di Elsa Morante mentre immagina di rimanere incinta da Edoardo. Erano anni che desideravo ribaltare e mettere radicalmente in discussione certi concetti.
Queste due grandi scrittrici mi hanno invitata ad affrontare i temi della maternità e della femminilità, a inoltrarmi nelle loro ombre, a toccarne i punti dolenti, alla ricerca di nuovi significati e nuove libertà.
Ricordo poi un’occasione in cui Umberto Eco mi disse che i libri davvero determinanti nella scrittura di una persona sono quelli che si leggono prima dei 26 anni. Dopo, le letture diventano importanti ma non più fondamentali. Non so se sia una certezza scientifica, questa. Ad ogni modo me ne sono ricordata, e durante la stesura di Da dove la vita è perfetta ho riletto molti dei libri che hanno segnato i miei anni liceali e universitari. I fratelli Karamazov di Dostoevskij, per esempio, e L’educazione sentimentale di Flaubert. È finito che poi li ho messi perfino dentro il romanzo, e sono diventati fondamentali anche per Manuel e Zeno.
Sempre dagli anni universitari ho ripescato gli appunti su Labriola: facevano parte di un esame di Storia della Filosofia su “Marx in Italia” che all’inizio non volevo neppure sostenere tanto mi sembrava impegnativo, e che poi mi ha conquistata, facendomi conoscere anche Gramsci ed Hegel.
Sono andata a ritroso nella mia personale storia della lettura, cercando tra le poesie che leggevo nei primi anni a Bologna, in studentato. E ho trovato una raccolta di Susan Stewart in forma di dispensa, che non so neppure se sia mai stata pubblicata in Italia, il cui titolo è Colombarium. Molto mi ha ispirato per il progetto architettonico di Fabio: l’auditorium a forma di anima proviene da qui.
Infine, ho letto alcuni saggi su uno dei temi che più mi stanno a cuore da sempre. Cosa significa essere genitore. Come si può spezzare la catena di fragilità che si ereditano da una generazione all’altra. Come si può educare una persona all’indipendenza e alla serenità.
Alcuni dei libri che mi hanno accompagnata nella scrittura sono questi: Le mani della madre di Massimo Recalcati, Una base sicura di John Bowlby, Mio figlio mi adora di Laura Pigozzi. Il sempre troppo attuale Edipo re di Sofocle. Poi, anche se non di parole ma di immagini si tratta, le fotografie di Francesca Leonardi al Villaggio Coppola, da cui è tratta la copertina di Da dove la vita è perfetta, mi hanno molto colpita e coinvolta. Perché parlano di luoghi “da dove” si guarda, “da dove” si desidera. E su questo concetto geografico concludo, citando un altro testo universitario che per me fu davvero importante: l’Atlante del romanzo europeo (1800-1900) di Franco Moretti, che parla anche del desiderio. Precisamente: di come il desiderio dei personaggi di Balzac e di Dickens di trovarsi altrove, di vivere una vita diversa, disegni la geografia di una storia e, quindi, in qualche misura, determini la storia stessa.