Più che dieta ikigai sarebbe forse corretto parlare della “miracolosa dieta di Okinawa”.
Su quest’isola del Sud del Giappone il tasso di mortalità per problemi cardiovascolari è tra i più bassi del Paese, e senza dubbio c’entra molto l’alimentazione.
Non a caso la “dieta di Okinawa” è spesso al centro delle conferenze sulla nutrizione in tutto il mondo. I dati più affidabili, e più citati in libri e articoli, vengono dagli studi di Makoto Suzuki, un cardiologo dell’Università delle Ryukyu, che dagli anni Settanta ha pubblicato oltre settecento articoli scientifici su dieta e invecchiamento a Okinawa.
I precetti della dieta ikigai
I nativi dell’isola consumano una grande varietà di cibi, soprattutto di origine vegetale. Sembra proprio che la varietà sia di fondamentale importanza. Dagli studi è emerso che i centenari di Okinawa assumono regolarmente duecentosei alimenti diversi, spezie comprese. Ogni giorno mangiano in media diciotto cibi diversi, una bella differenza rispetto alla povertà della cultura occidentale del fast food.
- Mangiano almeno cinque porzioni di frutta o verdura al giorno, per un totale di almeno sette prodotti diversi. La tecnica più semplice per assicurarsi che ci sia abbastanza varietà consiste nel “metodo dei colori”. Se mettiamo in tavola peperoni rossi, carote, spinaci, cavolfiore e melanzane, per esempio, otteniamo molti colori e quindi molta varietà. Gli ortaggi, le patate, i legumi e i derivati della soia come il tofu sono gli alimenti più comuni nella dieta ikigai. Le verdure, in particolare, forniscono oltre il 30% del fabbisogno calorico giornaliero.
- I cereali sono la base della dieta ikigai. I giapponesi mangiano riso in bianco tutti i giorni, integrandolo di volta in volta con tagliolini di soba o udon, i due tipi di pasta più diffusi. Anche sulle tavole di Okinawa il riso è un piatto che non manca mai.
- Lo zucchero viene consumato in dosi assai ridotte, e in ogni caso è di canna. Possiamo testimoniarlo, visto che tutte le mattine, per andare a Ogimi, passavamo davanti a diverse piantagioni. Nei pressi del castello di Nakijin abbiamo persino bevuto un bicchiere di succo di canna da zucchero. Accanto alla bancarella che lo vendeva, un cartello illustrava i benefici del prodotto: secondo uno studio, avrebbe effetti protettivi contro il cancro.
Oltre a questi princìpi alimentari, bisogna ricordare che a Okinawa la popolazione mangia pesce in media tre volte alla settimana. Diversamente che in altre parti del Giappone, la carne più consumata è quella di maiale, ma compare in tavola soltanto una o due volte alla settimana.
Infine, gli studi di Makoto Suzuki sottolineano i seguenti aspetti:
- In confronto al resto del Giappone, gli abitanti di Okinawa consumano, in generale, un terzo dello zucchero. Vuol dire che dolci e cioccolato compaiono di rado nella dieta.
- L’assunzione di sale è quasi la metà rispetto a quella degli altri giapponesi: sette grammi al giorno contro dodici in media.
- Anche l’apporto calorico giornaliero è inferiore: 1785 calorie contro una media di 2068 nel resto del Giappone. Di fatto, la quantità ridotta di calorie ingerite è una caratteristica comune a tutte e cinque le zone blu.
Non resta altro da fare che scoprire gli altri segreti del metodo ikigai, la filosofia giapponese per una vita lunga e felice.