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Cosa leggi mentre scrivi? La parola ad Andrea Cotti
Scritto da:
Redazione BookToBook
15 Ott 2018
Andrea Cotti classe 1971 scrive per il cinema e la televisione, ed è sceneggiatore di serie di successo come L’Ispettore Coliandro, Squadra Antimafia, R.I.S. Roma. Ha pubblicato diversi romanzi, tra i quali Un gioco da ragazze e Stupido, da cui sono stati tratti l’omonimo film prodotto da Gabriele Salvatores e il lungometraggio Marpiccolo.
Nella casa nero Rizzoli è arrivato con Il cinese ma quali sono i libri che hanno contribuito alla nascita e alla stesura della storia di Luca Wu?
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Le letture che hanno influenzato Il cinese
Il testo che segue è scritto dall’autore
Quando scrivo leggo in modo compulsivo, come faccio da sempre.
Ma se sto scrivendo un romanzo giallo, tendo a leggere meno romanzi gialli.
È come se avessi bisogno di cercare storie lontane da ciò che sto facendo. Piuttosto, leggo tantissimi libri e documenti “tecnici” per le ricerche che compio prima di iniziare a scrivere.
Libri che mi aiutano a ricostruire le ambientazioni specifiche, le dinamiche criminali che riguardano proprio il racconto che ho in mente, lo scenario più ampio nel quale si colloca la vicenda che sto esplorando e che inevitabilmente la influenza.
Nel caso de Il cinese però, ci sono state due eccezioni alla regola di leggere meno romanzi e autori di gialli.
La prima eccezione è John Connoly, da non confondere con il quasi omonimo Michael Connely.
Connoly ha creato un personaggio, Charlie Parker, che ha tutto ciò che io stavo cercando per il mio protagonista.
È straordinario.
È complicato, tormentato, con mille anime e sfaccettature, ma non è ripiegato su sé stesso.
Non è il tipico investigatore un po’ molliccio, tutto cerebrale e buona forchetta che popola tanta (troppa?) narrativa di genere. Anzi, è forte, coraggioso, capace di combattere a mani nude, di sparare.
Charlie Parker, nonostante la sua complessità, è senza dubbio un buono che lotta contro i cattivi. Nel suo caso, lotta addirittura contro Il Male, con la maiuscola.
Insomma, è un eroe.
E io cercavo esattamente un eroe per la mia storia. Quindi mi sono letto e riletto i romanzi di Connoly tentando di assorbire il suo modo di tratteggiare il personaggio, di dargli corpo e voce, di farlo muovere.
Poi ovviamente Luca Wu si è preso di prepotenza una sua precisa identità, ma condivide con Charlie Parker una connotazione epica, un atteggiamento, una maniera di attraversare un’indagine come se si trattasse di una battaglia.
La seconda eccezione è Sandrone Dazieri.
Sandrone è stato l’editor del mio primo romanzo di genere, Un gioco da ragazze, e assieme abbiamo lavorato a numerose serie tv nelle quali lui era head writer come Squadra Antimafia, R.I.S. Roma, Task Force 45, Intelligence.
Sandrone ha scritto Uccidi il Padre, che è un thriller magistrale. Io sapevo già che Il cinese non sarebbe stato un thriller, che non avrebbe avuto quel taglio e quella struttura, ma nel romanzo di Sandrone c’è una tensione costante che avrei voluto trasportare nelle mie pagine.
Inoltre, in Uccidi il Padre, c’è un numero incredibile di colpi di scena e capovolgimenti. A me non interessava che ce ne fossero così tanti nella mia storia, perché appunto non era quella la forma che avevo in mente, ma volevo mutuare la sua capacità di tenere il lettore appeso al filo, di sorprenderlo e spiazzarlo.
E di nuovo la ragione era quella di allontanarmi da certi modelli nostrani di narrativa di genere troppo compassati e flemmatici.
Queste due letture e questi due autori, Connoly e Dazieri, mi hanno aiutato a calibrare una storia nella quale l’interiorità, l’anima e la natura dei personaggi si potesse unire alla velocità, all’azione, a una sorta di fisicità del racconto.