“Il mondo alla finestra” di Emanuela Pulvirenti – Storia di un libro
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Redazione BookToBook
02 Dic 2022
Chi di noi non si è mai perso a guardare il mondo fuori da una finestra? A tutti è successo almeno una volta, anche a tantissimi artisti e pittori che hanno trasformato quelle visioni in meravigliosi dipinti e creazioni. Opere che per la prima volta vengono raccolte in Il mondo alla finestra. La storia dell’arte raccontata dalla cornice di una finestra da Emanuela Pulvirenti – architetto, esperta di illuminotecnica, insegnante di storia dell’arte e fondatrice di Didatticarte, uno dei siti di divulgazione artistica più seguiti e amati in Italia.
Qui l’autrice ci racconta com’è nato Il mondo alla finestra.
In tanti mi hanno chiesto come sia nata l’idea di scrivere un libro sulle finestre nei dipinti. È stato semplice: ho una particolare ossessione per le collezioni e nel tempo ho catalogato centinaia di soggetti pittorici raccogliendo immagini per tema sul mio computer (ma anche su Pinterest e sul mio blog Didatticarte). Tra le tante raccolte c’era anche quella della finestra nei quadri. Decidere di raccontarle in un libro è stata una scelta abbastanza immediata.
Più difficile, invece, è stato scriverne. All’inizio pensavo di raccontarle una per una, come microstorie separate. Ho cominciato con la finestra a Tangeri di Matisse e ne era uscita fuori una storiella accattivante. Solo che l’effetto complessivo non era per nulla avvincente: non solo il libro avrebbe somigliato al catalogo di una mostra ma sarebbe stato complicato raccontare qualcosa delle finestre meno conosciute, di cui non c’erano notizie né sulla genesi né sul contenuto.
Per superare questi due limiti ho provato a creare lunghi raccolti per macro-temi con alcune finestre ‘portanti’ e altre trattate più rapidamente. Tutte le finestre con presenze umane, ad esempio, erano raggruppate in un unico capitolo che passava dalle donne che leggevano alle riunioni familiari, dal rammendo accanto alla finestra alle attese guardando fuori. L’idea era quella di condurre il lettore dentro un immaginario museo delle finestre, passando di sala in sala seguendo un unico racconto.
Anche questo però non funzionava. Ne risultavano percorsi troppo lunghi e faticosi da leggere e spesso il passaggio da un tema all’altro suonava artificioso, forzato. È il momento in cui mi sono bloccata. Non davanti al foglio bianco, ma davanti a centinaia di dipinti che non sapevo più in quale forma raccontare. Sono rimasta ferma un bel po’, talmente in crisi che stavo per abbandonare definitivamente.
Poi ho deciso di fare ancora un tentativo, a metà strada tra il racconto singolo e quello di decine di opere nello stesso capitolo. E così ho fatto la prova con la finestra di Goethe, un acquerello realizzato dal suo amico Tischbein nel 1787 denso di significati: lo scrittore tedesco era a Roma per la prima volta, carico di entusiasmo ed ebbro di bellezze antiche. È stato facile montare le sue parole assieme alla descrizione del dipinto e poi collegare a quello altre immagini ‘ancillari’, capaci di completare quel racconto senza aprire altri fronti. Da lì ho continuato con un dipinto molto simile e altrettanto pregnante: la Donna alla finestra di Friedrich del 1822, una tenera immagine della moglie dell’artista intenta a guardare il fiume Elba e il paesaggio di Dresda dal monacale atelier del pittore.
Stavolta sentivo che era la ricetta giusta. Ogni quadro era lo spunto per una digressione che ne teneva dentro altri tre o quattro. E così ho proseguito andando avanti e indietro lungo la linea del tempo: ho scritto delle Donne alla finestra di Murillo, poi della finestra nella Morte della Vergine di Mantegna, poi le Compagne di viaggio di Egg, e così via.
Ho cercato ogni volta di far emergere un aspetto diverso della finestra: la composizione del quadro, la storia delle figure rappresentate, la luce che entra dalla finestra o la verosimiglianza del paesaggio esterno. Ogni opera avrebbe suggerito il suo percorso in modo naturale, perché ognuna conteneva già una storia, un punto di vista, una metafora. A me toccava solo darle voce.