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Tutto quello che so… sulla traduzione dei titoli di Dolly Alderton
Scritto da:
Redazione BookToBook
23 Feb 2024
Cosa succede quando un titolo estero viene acquisito da una casa editrice italiana? Quali sono le differenze tra una traduzione letterale e una traduzione mirata o libera? Ma, soprattutto, come ci si pone nei confronti del titolo?
Ne abbiamo parlato con Severino Antonelli, editor della narrativa straniera, in occasione dell’uscita di Avete presente l’amore?, il nuovo romanzo di Dolly Alderton che ha una storia curiosa proprio sulla traduzione del titolo (in originale il libro si intitola Good material).
La differenza fra traduzione letterale e traduzione libera
Il traduttore o la traduttrice può decidere come impostare il lavoro e scegliere – insieme alla redazione – quale tipologia di traduzione adottare: se source-oriented (orientata alle fonti, quindi letterale) o target-oriented (orientata all’obiettivo/target, più libera e in linea con la lingua di arrivo).
La principale differenza fra le due tipologie è semplice: quando il traduttore sottomette le sue decisioni e le sue soluzioni alle norme della traduzione e si basa prettamente sulla fonte, si parla di traduzione letterale; al contrario quando il traduttore si sente libero di discostarsi dalle norme e di basarsi sulla cultura d’arrivo, si parla di traduzione libera.
Per esempio, sapevi che nella traduzione slava de Il nome della rosa, il traduttore insieme a Umberto Eco ha deciso di utilizzare, al posto del latino antico presente nell’edizione italiana, lo slavo antico affinché i lettori avessero un riferimento più vicino alla loro Storia?
La traduzione dei titoli – Dall’estero all’Italia
Cosa succede quando un libro straniero viene acquisito da una casa editrice?
Di solito, quando arrivano i libri dagli agenti stranieri, a seconda della lingua in cui ovviamente sono scritti, la redazione fa un ragionamento per capire se valga la pena acquisire o meno quel titolo e si pone la seguente domanda: è un titolo adatto al mercato editoriale italiano? Se sì, si fa un’offerta (o un’asta, dipende dai casi) per comprare il libro in questione.
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Dopo aver affidato la traduzione, una delle prime cose a cui si pensa è ovviamente il titolo. Anche in questo caso, è spontaneo porsi delle domande. La prima è: è un titolo che può essere tradotto in modo letterale in italiano? E se non è un titolo che può essere tradotto in senso letterale in italiano, quale può essere il titolo, accattivante e più fedele all’originale allo stesso tempo?
È importante, infatti, non far perdere il senso che l’autore vuole trasmettere perché i titoli, anche in traduzione, devono essere approvati non solo dall’agente ma anche dall’autore stesso.
La traduzione dei titoli di Dolly Alderton
Per quanto riguarda i libri di Dolly Alderton, ci dice Severino Antonelli, abbiamo tradotto in modo letterale soltanto il titolo del primo memoir, Tutto quello che so sull’amore, perché ci sembrava che funzionasse bene in maniera esplicita in italiano.
La redazione ha dovuto trovare delle soluzioni alternative e meno letterali per tradurre i titoli dei due romanzi di Alderton perché i titoli di partenza sono sicuramente più originali e difficili da tradurre nella lingua d’arrivo e la redazione ha dovuto trovare qualcosa che potesse funzionare anche sugli scaffali delle librerie italiane.
Da Ghosts a Sparire quasi del tutto
Il primo romanzo di Alderton, quindi il secondo libro, era intitolato Ghosts in lingua originale. Un riferimento diretto a un termine che in realtà è un uso comune anche in italiano, quello del ghosting. La redazione, però, non voleva utilizzare un termine di largo uso per evitare che non si capisse che fosse un romanzo.
«Se l’avessimo intitolato L’amore al tempo del ghosting sarebbe risultato più un saggio che un romanzo, quindi abbiamo cercato un po’ di interpretare quello che è il sentimento che può provare una persona sottoposta a “ghosting”, ovvero quello di sparire quasi del tutto, di scomparire, di perdere un po’ il proprio centro, la propria identità nel momento in cui la persona che si pensava avesse un po’ aperto il proprio cuore si rivela in realtà una persona capace di scomparire quasi del tutto e quindi di far sparire anche l’altro.»
C’era anche un’altra alternativa, L’amore e altri fantasmi, ma poi non è passata. Forse meglio così.
Da Good Material a Avete presente l’amore?
Il secondo romanzo di Dolly Alderton, uscito il 9 gennaio 2024, super chiacchierato sui social, racconta la storia di Andy, un trentacinquenne stand-up comedian che è stato appena mollato dalla ragazza e non riesce a spiegarsi il perché.
«La traduzione del titolo, in questo caso…», ci dice Severino, «è stata ancora più complessa rispetto a Ghosts». Il titolo originale del nuovo romanzo di Dolly Alderton è Good Material. Queste due parole sono contenute all’interno di una frase che il protagonista – senza spoilerare nulla – dice alla fine del libro proprio alla sua ex, per farle capire che tutto quello che hanno passato e che lui ha passato era comunque “Good Material”, del buon materiale sia per elaborare quello che era successo, sia per mettere su uno spettacolo essendo lui uno stand-up comedian.
Cosa succede quando finisce un amore? Ce lo spiega Dolly Alderton
«Buon materiale, in italiano, non avrebbe significato nulla, quindi in questo caso il ragionamento è stato doppio. Da una parte volevamo un po’ tornare a mettere al centro – anche se è la più abusata del mondo – la parola amore perché ci sembrava importante tornare focalizzarci sul tema di cui parla sempre Dolly Alderton nei suoi libri, l’amore, appunto, in tutte le sue sfaccettature e come tutti noi, millennials principalmente, lo affrontiamo, lo gestiamo, lo superiamo (in caso di rotture).
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Dall’altra parte, abbiamo pensato che sarebbe stato accattivante suggerire al lettore il linguaggio del protagonista del romanzo che, appunto, nella vita fa lo stand-up comedian. Avete presente l’amore? ricalca un po’ il linguaggio di chi fa sketch comici. Se ci si pensa, la catchphrase iniziale di molti spettacoli di stand-up è “Avete presente [tema/cosa a caso]?”, usata apposta dallo standupper per entrare in empatia con il pubblico.
In più, ça va sans dire, ci sembrava un collegamento efficace con il primo memoir di Dolly. Se in Tutto ciò che so sull’amore, Alderton ci racconta l’amore ai vent’anni, in Avete presente l’amore? l’autrice ci racconta dell’amore ai trentacinque.
Anche per questo libro, ovviamente, ci sono stati vari brainstorming e considerazioni varie per scegliere il titolo adatto. Tra le tante alternative, avevamo anche pensato a Tutta esperienza perché riassume in maniera ironica quello che Andy, il protagonista, ha passato, ovvero una separazione improvvisa da un amore che sembrava effettivamente reggere con il passare del tempo. Nonostante tutto, la rottura e l’elaborazione risultano essere per lui “tutta esperienza”, cioè un bagaglio di esperienze emotive che poi lo portano a maturare, a diventare una persona più consapevole anche dei propri desideri e di quello che vuole. Sarebbe stato un bel titolo, ma alla fine abbiamo pensato che la frase di apertura di uno spettacolo fosse più interlocutoria, cioè fosse un modo per entrare direttamente in contatto con il lettore, ponendogli anche una domanda a cui non è facile rispondere. Avete presente l’amore? è una domanda molto vaga, ma è anche una domanda che ti porta subito a riflettere (e a triggerarti, n.d.r).»
E tu che titolo avresti proposto?