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Premio Viareggio 2015: i 3 finalisti della sezione narrativa
Scritto da:
Redazione BookToBook
28 Ago 2015
L’idea del Premio Letterario Internazionale di Viareggio nasce nel 1929, sotto l’ombrellone di una delle spiagge più famose della Versilia, quando un gruppo di intellettuali decide di premiare il romanzo migliore di quell’anno. Da allora, in chiusura d’estate, la singolare iniziativa ha via via scoperto e messo in luce i narratori che hanno fatto la storia di gran parte del panorama letterario italiano del Novecento: da Gadda a Tabucchi, da Elsa Morante a Moravia, solo per citare i più famosi, sino ad arrivare ai più recenti Baricco, Veronesi e Ammaniti. Vuoi conoscere i tre romanzi finalisti dell’edizione di quest’anno? Eccoli!
1. Antonio Scurati, Il tempo migliore della nostra vita. Racconto appassionato e rigoroso con cui l’autore ricostruisce la storia della vita di Leone Ginzburg, eroe indiscusso della nostra Resistenza. Il grande intellettuale, marito della scrittrice Natalia Ginzburg e noto per essere stato fra i fondatori della casa editrice Einaudi, si rifiutò apertamente di giurare fedeltà al fascismo, imboccando una strada irta di difficoltà, che lo avrebbe portato dall’espulsione dall’università, dove era professore, fino alla prigionia e all’uccisione in carcere. Attingendo a piene mani tanto ai ricordi della famiglia Ginzburg quanto al patrimonio della memoria collettiva, Scurati riporta in vita, in forma narrativa, un pezzo importantissimo del nostro passato. Consigliato a tutti gli appassionati della nostra storia più recente.
2. Maurizio Torchio, Cattivi. Un romanzo teso e coraggioso, questo, che racconta la vita possibile, anche se apparentemente impossibile, di un ergastolano condannato per sequestro di persona e relegato dentro la sua cella di isolamento. Senza nemmeno rendercene conto, finiamo nostro malgrado per condividere i pensieri più segreti del protagonista, per sentirne la voce, per udirne il respiro e i battiti del cuore. Sono pagine molto intense, abitate da un incrocio di solitudini che accomuna carcerati e carcerieri, come nella nota sindrome di Stoccolma, fino a estendersi all’intera prigione. Una storia di parole e sentimenti compressi, inevitabilmente deformati dall’ambiente ristretto che li racchiude; ma anche una storia di sopravvivenza in condizioni estreme. Consigliato a chi ama una scrittura pulita capace di esprimere emozioni forti.
3. Paola Capriolo, Mi ricordo. Sonja e Adela, madre e figlia, vissute in due epoche lontane e con ruoli completamente diversi ma nella stessa casa, indissolubilmente legate l’una all’altra da un filo inconfondibile che si dipana ricostruendo pian piano la storia di entrambe. L’una nata e cresciuta in una cittadina dove il nazismo cominciava a mietere le prime vittime, l’altra che riconosce in un annuncio di lavoro l’indirizzo della propria infanzia e decide di fare un tuffo a piè pari nel proprio passato. È il destino di due donne che si intreccia fra il dolore della storia e il riscatto del presente. Perché, se una speranza di riscatto esiste, è necessariamente affidata alla memoria e alla compassione di chi viene dopo; o, forse, a quella misteriosa frase di Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo», di cui Sonja intuirà solo alla fine un significato possibile. Consigliato ad anime femminili sensibili in cerca di storie profonde.