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3 ragioni per leggere Io, Partenope di Sebastiano Vassalli
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Redazione BookToBook
17 Set 2015
«Io, Partenope è l’ultima tappa di un viaggio che mi ha portato a vedere il mio Paese dalla parte delle radici. Ho raccontato l’Italia.»
Ideale conclusione di un percorso narrativo lungo oltre trent’anni, con Io, Partenope Sebastiano Vassalli ci introduce attraverso una stagione di tenebre e di illusioni, mettendo a nudo le menzogne che l’hanno fatta esistere, e ci ricorda qual è la Chiesa che tutti quanti abbiamo perso.
1. È il testamento spirituale di un grande scrittore che, se non hai mai letto, ti consigliamo di scoprire subito. L’autore de La Chimera (Selezione Campiello e Premio Strega 1990) ha scritto tantissimo, alternando i romanzi con la saggistica. Narratore non semplice e molto profondo, Vassalli ha inanellato un’opera dietro l’altra con l’intento di regalarci un ritratto dell’Italia veritiero e completo, sempre consapevole dell’importanza del proprio lavoro. «Credo di avere fatto alcune cose buone e anche ottime, che però non hanno avuto un successo clamoroso e non possono averlo perché l’umanità è un mare dove i movimenti avvengono in superficie. Più si scende in profondità, più tutto sembra (ma non è) immobile» dice nella sua autobiografia.
2. Dà voce, in prima persona, a una donna fuori dagli schemi. Scritto da un uomo, il libro ha come protagonista una donna, “finta santa” al centro di una straordinaria venerazione e di uno scandalo che sconvolsero la Napoli del primo Seicento. Secondo le cronache ufficiali suor Partenope è stata un’eretica, uno dei più clamorosi scandali del Cristianesimo. La sua colpa fu indicare al popolo una nuova strada per arrivare a Dio che esulava dalla dottrina più rigorosa della Chiesa. Finì così per dare fastidio al Papa in persona. Perseguitata, torturata per mesi e costretta all’abiura, inizierà una nuova vita a Roma divenendo confidente dell’architetto Gian Lorenzo Bernini.
3. I premi. Candidato al Nobel per la Letteratura, lo scrittore forse più schivo dell’ultima generazione di narratori italiani avrebbe dovuto ritirare il Premio Fondazione Campiello, pubblico riconoscimento alla carriera letteraria, il 12 settembre, durante la cerimonia ufficiale di chiusura del premio letterario veneziano. Non ha fatto in tempo a farlo di persona, ma la motivazione dell’assegnazione rimane: «È un omaggio ad un grande scrittore, tra i più autorevoli del nostro Paese, che ha contribuito a scrivere la storia della letteratura italiana degli ultimi decenni. Attraverso i suoi romanzi, Vassalli ha la straordinaria capacità di raccontare con una forma limpida vicende e temi di rilevanza storica e sociale, in grado di offrire spunti per comprendere anche il nostro presente».