Esordio straordinario, quello di Bill Clegg: agente letterario di fama conteso da ben quattro editori, nel 2015 è rientrato direttamente nella longlist del Man Booker Prize. Mai avuto una famiglia è il suo primo romanzo, ma potreste avere avuto l’occasione di conoscerlo per i suoi memoir (Ritratto di un tossico da giovane e 90 giorni). Michael Cunningam ha detto: «La forza, l’ampiezza e il raggio di questa storia vi prenderanno fin dalle prime righe per tenervi stretti fino all’ultima. Non ricordo un altro romanzo che intrecci con tanta naturalezza una voce lirica e ricca di sfumature con un’implacabile visione tragica». Ecco tre ragioni per cui dovresti leggerlo.
1. Più punti di vista per capire l’importanza del perdono. «Il perdono richiede la capacità di mettersi nei panni degli altri per rendersi conto in prima persona di come sono arrivati a prendere determinate decisioni. In una storia che esplora il potere del perdonare e dell’essere perdonati, mi è sembrato cruciale assumere la prospettiva di tutti i personaggi principali – e anche di alcuni minori – per essere in grado di vedere più chiaramente il mondo in cui le loro vite si svolgono.» Leggi tutta l’intervista all’autore.
2. Un romanzo corale in cui ciascuna voce avvicina un po’ di più alla verità. Bill Clegg racconta che l’ispirazione per questa forma di scrittura a più voci gli sia venuta per via di un romanzo di David Huddle, The Story of a Million Years, rappresentato dalla sua agenzia letteraria. L’agilità con cui Huddle si è mosso sia tra i personaggi sia nell’ordine cronologico degli eventi nella storia hanno avuto un forte impatto su di lui, racconta su Powells.
3. Il potere evocativo dei luoghi. Una parte del romanzo è ambientata nel Nord-est dell’oceano Pacifico. «Non ho trascorso molto tempo da quelle parti. Ho passato un breve periodo a Portland e nei suoi dintorni, sono stato per un po’ a Seattle, mai molto a lungo. Ma una volta, insieme a degli amici, abbiamo guidato da Portland ad Astoria, e questo viaggio ha avuto un grande impatto su di me. Sono luoghi veramente speciali. Mi hanno ricordato un po’ il New England, ma in modo diverso, molto diverso. Un senso di Ovest, netto e malinconico. Quelle spiagge sono così ampie, nebbiose e cupe. Quando ho pensato a dove sarebbe finita June mi sono tornate in mente all’istante», dice nell’intervista su Powells.
La trama
Una casa. Una famiglia. Tutto ciò che June Reid ha di più caro le viene strappato da uno spaventoso incidente a cui lei sola sopravvive. Ed ecco che le decorazioni di fiori pronte per la festa di nozze della figlia diventano corone, l’aspettativa per il nuovo inizio si fa lutto, il futuro si trasforma in un passato prossimo ingombrante e doloroso. June volta le spalle a tutto questo e fugge. Si fermerà solo sulla riva dell’oceano, alla fine di un viaggio alla cieca che la conduce nel luogo in cui una giovane coppia si è promessa felicità e un’altra coppia la felicità se l’è presa e la coltiva nella vita di ogni giorno. Proprio come quella di June, tutte le voci che animano questo romanzo parlano di verità da disseppellire e perdite o assenze con cui convivere. È una storia costruita alla rovescia: l’epilogo ci è chiaro fin dalle prime pagine, e poi andiamo a ritroso nel tempo, seguendo i fili di ciascun racconto, per arrivare ai nodi, all’essenza complicata di tutte le famiglie del mondo.
Mai avuto una famiglia: le prime pagine da leggere subito.