Con il suo esordio Chigozie Obioma è finito direttamente nella shortlist del Man Booker Prize 2015. I pescatori è un romanzo di formazione sospeso tra il mito e l’epica: il fato, l’infanzia che se ne va, la famiglia; concreto e sporco come un gioco nel fango, una storia su ciò che si perde e ciò che del passato resta per sempre con noi. La grandezza e l’originalità della prosa e il linguaggio di Obioma hanno fatto sì che il New York Times lo indicasse come l’erede di Chinua Achebe, uno dei più noti scrittori nigeriani in lingua inglese.
Puoi leggere subito le prime pagine de I pescatori in italiano, per farti un’idea. Se invece vuoi conoscere meglio le idee di Obioma sulla scrittura, ecco un piccolo estratto di un suo articolo pubblicato su The Millions.
Non è che l’idea del less is more, del “meno è meglio”, sia sbagliata. È che utilizzandola a pioggia per ogni genere di scrittura, tende a trasformare in tabù quelle che utilizzano la lingua in modo originale. Se una frase deve essere per forza di poche parole, diventa molto difficile realizzare quella prosa elegante in grado di trasformare in arte una pagina scritta. Un’idea come questa getta le fondamenta per una logica sabbiosa che, se spinta all’estremo, crolla rovinosamente anche di fronte all’analisi più blanda. La verità è che il meglio può ancora essere l’abbondanza, e che il meno, spesso, è inevitabilmente solo meno. Gli scrittori dovrebbero essere consapevoli, quindi, che non si tratta di scrivere frasi lunghe, ma di controllare l’eleganza della prosa. Come sempre gli eccessi sono eccessi, ma anche l’inadeguatezza è solo inadeguatezza. Uno scrittore deve sapere quando il peso delle parole che usa per descrivere una scena schiacciano la scena stessa. Dovrebbe sviluppare un senso della misura attraverso il quale capisce quando è il caso di utilizzare frasi lunghe per descrivere i pensieri di un personaggio e quando non serve. Ma soprattutto, dovrebbe tendere all’arte attraverso il linguaggio: come per i pittori è l’unica tela che abbiamo. Gli scrittori dovrebbero rendersi conto che i romanzi che rimangono nella memoria, che diventano monumenti, sono quelli che peccano nell’audacia della prosa, che occasionalmente si concedono eccessi, e non quelli che impacchettano una storia, per quanto d’impatto, in una prosa inadeguata.
Da The Audacity of Prose, di Chigozie Obioma