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Cosa leggi mentre scrivi? La parola a Piergiorgio Pulixi
Scritto da:
Redazione BookToBook
20 Giu 2018
Considerato la voce under 40 più brillante del noir italiano, Piergiorgio Pulixi si avvale di fonti confidenziali per esplorare gli oscuri rovesci delle strutture di pubblica sicurezza.
In una metropoli caleidoscopio delle vanità dell’Occidente, nelle cui strade l’eroina scorre a fiumi e impazzano le gang di latinos, mentre i milanesi hanno smesso di ammazzare al sabato per trasformarsi in potenziali bersagli, tutto quello che credete di sapere vi apparirà sconosciuto.
Ma quali sono i libri che hanno contribuito alla nascita e alla stesura de Lo stupore della notte?
Le letture che hanno influenzato Lo stupore della notte
Il testo che segue è scritto dall’autore
La scrittura si alimenta sempre di lettura.
È la regola aurea, imprescindibile.
Leggere, per me, è basilare. È complementare allo scrivere. È l’attività che preferisco, curo e privilegio maggiormente.
Mi arricchisce e mi rende vigile.
Scrivere Lo stupore della notte è stata un’esperienza di rottura rispetto alle mie esperienze letterarie passate, sotto diversi punti di vista.
È un romanzo che ha richiesto più studio e ricerca rispetto ai precedenti, che ha avuto una maturazione più lunga e una fase di architettura e montaggio delle scene molto meticolosa.
Questo ha influenzato anche le mie letture.
Ho letto più saggi e libri tecnici, legati al tema del libro.
Ma al di là delle letture tecniche, ho riletto parecchi libri che volevo prendere come esempio e paradigma di ciò che intendevo scrivere, ovvero un thriller che rompesse le regole, un romanzo adrenalinico, teso, con personaggi molto forti, che raccontasse una città e una serie di dilemmi che crocifiggono la protagonista, Rosa Lopez.
La vera sfida, però, era scrivere e rendere tutto questo interessante e avvincente non solo agli appassionati di gialli, noir e thriller, ma lavorare su un orizzonte più ampio: contaminare i generi per creare qualcosa che abbracciasse tutto, che fosse nuovo per certi versi e che potesse piacere alla più ampia gamma di lettori.
Ci sono dei romanzi iconici che hanno creato delle piccole rivoluzioni nella letteratura di genere: penso a Uomini che odiano le donne, Il silenzio degli innocenti, Il potere del cane, La ragazza del treno, L.A. Confidential, Almost Blue, Venere privata, tutti grandi successi letterari e commerciali che hanno messo d’accordo un sacco di lettori.
Ho circoscritto una ventina di romanzi di questa natura e ho cercato di studiarli, smontandone trama e personaggi per individuare come gli autori avevano lavorato.
Per cercare di fare un buon lavoro bisogna sempre partire dalle basi, dalle fondamenta.
Questo è stato utilissimo per ciò che mi apprestavo a costruire: creare un thriller con un personaggio che fosse un incrocio tra Lisbeth Salander, Petra Delicado e Clarice Sterling, che fosse minuzioso nel racconto poliziesco procedurale alla stregua di un romanzo di Michael Connelly, scuro e disincantato come un’avventura di John Rebus di Ian Rankin, che avesse il ritmo di una storia di Jeffery Deaver, l’adrenalina del Jack Reacher di Lee Child, la complessità e la sontuosità di trama di un libro di Jo Nesbo o James Ellroy e che fosse legato al nostro tempo seguendo le lezioni di grandi maestri del noir italiani come Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli e Giancarlo De Cataldo, che guardasse il mondo dei servizi di sicurezza statali dall’interno come Pilgrim.
I dialoghi dovevano essere frizzanti e secchi come quelli di Ed McBain ed Elmore Leonard, la scrittura profonda e acuta come quella di Elizabeth George, di Maurizio de Giovanni o del miglior King.
Obiettivi molto ambiziosi, ma sentivo di avere una buona storia tra le mani e non volevo sprecare quest’occasione; auspicavo che ogni dettaglio fosse curato al massimo, senza trascurare nessun aspetto della moltitudine di meccaniche che compongono a creare un ottimo romanzo, in primis la tessitura della scrittura.
Ci sono degli autori che – non saprei dire perché – ma leggo spesso quando mi appresto a scrivere: Georges Simenon, Sàndor Màrai, Joe Lansdale, tutti molto diversi tra loro ma che riescono sempre a darmi una parvenza di quello che ogni opera di narrativa dovrebbe regalare: un viaggio emozionale ed emozionante in grado di rimanere con te ben oltre le canoniche ore di lettura.
Quindi, come una sorta di rituale, ho riletto anche alcune loro opere, leggendo quotidianamente le cronache di Milano – la città in cui è ambientato il romanzo – perché la storia doveva rimanere fresca, ben radicata nella realtà di questa splendida e tentacolare metropoli.
Poi viene sempre un momento in cui avverto l’esigenza del distacco dal genere; solitamente avviene a metà della stesura dell’opera.
Sono talmente radicato nell’atmosfera noir del racconto che perseverare in quelle suggestioni anche dal punto di vista delle letture sarebbe deleterio.
Così mi rifugio in romanzi lontani dal noir e dal poliziesco.
Nei dieci mesi di scrittura de Lo stupore della notte sono stati diverse le “valvole di sfogo” dal thriller.
Ricordo in particolare i libri: La vegetariana, il bellissimo La natura della grazia di William Kent Krueger, L’estate che sciolse ogni cosa di Tiffany McDaniels – uno dei romanzi più belli letti negli ultimi anni -, e la trilogia di Holt di Kent Haruf.
La dieta libraria per uno scrittore dovrebbe essere più varia possibile, e devo dire che questi ultimi libri mi hanno dato particolare nutrimento emotivo e letterario.
Così come la musica: anch’essa è una componente fondamentale della mia routine e della creazione creativa.
Quando scrivo ascolto quasi sempre musica classica: Mozart, Schumann, Bach, Beethoven, etc.
È una sorta di massaggio sinaptico; mi rende più attento e vigile.
Solo dopo, in fase di rilettura ed editing, vado in cerca della vera colonna sonora del romanzo, trovando le canzoni (rock, rap, jazz o blues, non è così importante il genere) che meglio s’attagliano a una particolare scena o a un sentimento che voglio far risaltare.
Anche il cinema, il teatro e le serie televisive sono tutte arene di apprendimento e stimolo creativo; Homeland, per esempio, è una serie affine per tematiche a Lo stupore della notte (una caccia all’uomo, una donna tormentata e in guerra con se stessa e con i propri sentimenti, una minaccia che incombe sul Paese, etc.) e l’ho rivista e analizzata con attenzione, studiando i movimenti di trama e la sottile costruzione dei personaggi.
Lettura, musica e fiction cinematografica; per me sono queste le palestre in cui esercitare e allenare la mia sensibilità letteraria.