Attesissimo sia alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia sia alla XIX edizione del Festivaletteratura di Mantova, Richard Flanagan è il vincitore del Man Booker Prize 2014, con La strada stretta verso il profondo nord. È un personaggio a dir poco enigmatico: ecco 3 cose che lo rendono così affascinante.
1. Il libro che lo ha reso famoso è Morte di una guida fluviale, uscito nel 1994. Incontriamo il protagonista, Aljaz Cosini, nell’attimo stesso del suo annegamento, in quei pochi minuti in cui rivive, come in un film, la propria storia e quella dei suoi antenati. Esordio emozionante e misterioso come la terra e i sentimenti che racconta, è stato accolto all’epoca dal «Times Literary Supplement» come «uno dei più promettenti esordi della narrativa australiana contemporanea». Evidentemente, la critica ci aveva azzeccato e aveva visto lontano.
2. Regista e sceneggiatore. Richard Flanagan ha scritto e diretto la versione cinematografica di The Sound of One Hand Clapping (1998). Il film, tratto dal suo omonimo romanzo tradotto in Italia con il titolo suggestivo di Il suono della neve che cade, ha ricevuto la nomination all’Orso d’Oro del Festival del Cinema di Berlino dello stesso anno. Flanagan è inoltre co-autore della sceneggiatura del film del 2008 di Baz Luhrmann Australia, con Nicole Kidman e Hugh Jackman. Artista multi-tasking, dunque. È dovuta anche a questo la sua presenza alla 72ma Mostra del cinema di Venezia: insieme a Michael Cunningham per uno degli incontri organizzati all’interno della nuova sezione speciale dedicata ad autori e registi.
3. Il romanzo vincitore del Booker Prize. La strada stretta verso il profondo Nord gli è valso lo scorso ottobre una nuova, importantissima assegnazione: il Man Booker Prize 2014. L’ambitissimo riconoscimento letterario viene attribuito ogni anno a Londra al miglior romanzo scritto da autori anglofoni. Motivazione del premio? «Uno straziante resoconto dei costi della guerra per tutti coloro che ne rimangono coinvolti.» La trama si svolge infatti durante la Seconda guerra mondiale nei campi di prigionia giapponesi ed è ispirata alla storia vera del padre dell’autore. Flanagan ha lavorato dodici anni al libro e suo padre è morto proprio il giorno in cui ha terminato di scriverlo. «Il miracolo» ha dichiarato lo stesso Flanagan durante la cerimonia di premiazione «è che ogni anno, malgrado tutto, continuano a essere scritti grandi libri. Penso che scrivere un romanzo significhi fare parte di una lunga tradizione intellettuale, estetica, spirituale. Ne abbiamo bisogno perché permette a un individuo di dire la verità, libera dai dettami del potere e del denaro.»