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Che cos’è una storia d’amore?

Che cos’è una storia d’amore?

Forse più che parlare di San Valentino dovremmo cercare di capire in primis cosa intendiamo per storia d’amore.

Abbiamo fatto questa domanda a Daniel Jones, il curatore della rubrica Modern Love del New York Times diventata famosa anche nel nostro paese grazie all’imperdibile serie tv Amazon Prime Video uscita sul finire dell’anno scorso.

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Che cos’è una storia d’amore? Risponde il curatore della posta del cuore che ha commosso milioni di persone

Come curatore della rubrica Modern Love, me lo domando tutti i giorni.

Mentre provo a districarmi fra gli ottomila e più scritti autobiografici che ogni anno mi si riversano sulla scrivania, sono costantemente obbligato a chiedermi: questa è una storia d’amore? E quest’altra? Se il «New York Times » è un quotidiano di riferimento, ne consegue che le mie scelte determinano le storie d’amore di riferimento?

Se le cose stanno così, sarà meglio che mi dia almeno una definizione operativa.

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Alla partenza della rubrica, nel 2004, noi che l’avevamo  ideata (io, mia moglie Cathi Hanauer e il redattore Trip Gabriel) abbiamo convenuto su un’accezione ampia della parola «amore» perché non volevamo limitarci a trattare l’amore romantico. Speravamo che i vari brani potessero esplorare, insieme alla luce, l’oscurità; indagare sia le gioie sia i dolori derivanti dai tentativi che ognuno fa, per tutta la vita, di entrare in intimità con altri esseri umani.

Le storie più toccanti avevano sempre per oggetto rapporti che avevano già fatto un po’ di strada: le tribolazioni in un matrimonio di mezza età, la fatica dell’essere genitori e la perdita di persone care (figli, coniugi, genitori, amici). Queste storie non sono mai tutte rose e fiori, ma sono storie d’amore? Certo che sì.

Il tratto decisivo di qualunque storia d’amore è la vulnerabilità.

E questa vulnerabilità può assumere molte forme: comunque sia, si tratta però sempre di esporsi alla possibilità di soffrire, ma anche – ecco il punto! – alla possibilità di un contatto. L’una cosa implica per forza l’altra. Poi, certo, tra l’immergere la punta del piede in acqua e il tuffarsi a capofitto da una scogliera, il livello di rischio varia.

Nel pezzo Le cinque fasi del ghosting Rachel Fields racconta nel dettaglio l’escalation di ansia che parte dall’invio del primo sms vagamente allusivo a un uomo conosciuto da poco e prosegue nell’attesa, torturante, della sua risposta: ore, che possono sembrare eterne.

Leggiamo di un altro tipo di vulnerabilità in Vi consiglio di sposare mio marito, pezzo in cui Amy Krouse Rosenthal scrive una specie di profilo da sito di incontri per il proprio marito perché sta morendo di tumore alle ovaie e non vuole che lui rimanga solo quando lei non ci sarà più.

Volendo tentare di stabilire cos’è una storia d’amore, è forse opportuno stabilire prima che cosa sia l’amore; ma la china rischia di essere ancor più scivolosa, perché anche qui tendiamo decisamente a infiorettare.

Comunque, dal canto mio – cioè di uno che negli ultimi quindici anni ha letto, scorso o comunque classificato più o meno centomila storie d’amore – l’amore, quando va bene, più che a una rosa somiglia a un arnese da lavoro: ruvido, sporco ma anche duraturo. Sempre arduo, però, da descrivere a parole.

Una volta, all’inizio di un’intervista radiofonica, la conduttrice mi presentò come il curatore di Modern Love e poi la sua prima domanda fu: «Allora, che cos’è l’amore?».

Mi prese talmente in contropiede che feci una risatina nervosa e dissi: «Vuoi davvero partire così?». Lei però non rise, perciò ci trovammo un attimo in imbarazzo, dopodiché io mi misi a borbottare qualche banalità sui rapporti umani.

Oggi rimpiango di non essermi ricordato allora che avevo già risposto a quella domanda qualche anno prima, quando mi ricavai uno spazio all’interno della rubrica, nella settimana di San Valentino, per mettere nero su bianco le mie considerazioni. Perché l’amore, per me, è più una questione di esempi che di definizioni; motivo per cui ritengo che il caleidoscopio di esperienze ritratte sul giornale, e in questo libro, adempia al compito molto meglio di qualsiasi vocabolario. Ai tempi scrivevo:

Se fossi il signor Spock di Star Trek, direi che l’amore umano è una miscela di tre emozioni o impulsi: desiderio, vulnerabilità e coraggio. Il desiderio ci rende vulnerabili, il che a sua volta ci obbliga a essere coraggiosi.

Ma siccome non sono il signor Spock, vi racconto una storia.

Mettiamo che abbiate deciso di adottare una neonata cinese. Vi mandano la sua foto, voi la appendete al frigorifero e ve la contemplate per mesi, finché a un certo punto vi ritrovate quasi all’altro capo del mondo con la bimba tra le braccia e il viso solcato da lacrime di gioia.

Solo che più tardi, in albergo, dopo averla svestita, le scoprite addosso dei segni preoccupanti, e in particolare una cicatrice sulla spina dorsale. Chiamate il dottore, poi andate all’ospedale per farle fare una visita e una tac, e lì vi dicono quanto segue: la bambina ha subito un intervento chirurgico malfatto, che le ha causato un danno al sistema nervoso. Presto perderà il controllo della vescica e degli sfinteri. Ah, resterà anche paralizzata a vita. Desolati.

L’agenzia che ha seguito l’adozione vi offre un’alternativa: tenervi la bambina difettosa o scambiarla con una sana.

Voi non avete idea delle prove che vi aspettano, delle diagnosi angosciose che vi riferiranno nel vostro Paese, delle crisi terrificanti a cui dovrete assistere. Né sapete alcunché del lieto fine ad anni di distanza, quando la piccola guarirà e tutto andrà a posto. Dovete decidere ora. È adesso che venite messi alla prova. Che fate?

Se siete Elizabeth Fitzsimons, che ci ha raccontato questa storia sulla rubrica per la festa della Mamma, rispondete: «Non vogliamo un’altra bambina. Vogliamo la nostra, quella lì che dorme. È lei nostra figlia».

Questo è amore. Ed è alla portata di tutti: richiede solo un po’ di coraggio. O magari molto.

Se siete in cerca di disparati atti di coraggio, compreso quello di Elizabeth, in queste pagine li troverete.

Questi racconti sono traumatici e istruttivi. Muovono al riso, alla pena e alle lacrime.

Alle volte (sì, è vero) non sono neanche troppo moderni.

Ma ogni volta schiudono il guscio d’ostrica dell’amore umano, a svelare l’oscura bellezza che vi si cela.

Daniel Jones

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