L’importanza della chirurgia nella narrativa noir

Scritto da:
Redazione BookToBook
10 Ott 2018

Così muore la carne è un giallo storico che catapulta il lettore nella Edimburgo del XIX secolo, riportando in vita personaggi realmente esistiti che ruotano intorno all’indagine del protagonista.

Ma questo è solo uno dei pregi della firma di Ambrose Parry, che qui ricostruisce con dovizia di particolari i progressi nel campo dell’anestesia e il lato perverso della sperimentazione scientifica.

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Così muore la carne: «Nessuna storia che si rispetti dovrebbe iniziare con la morte di una prostituta.»

Il testo che segue è scritto da Giuseppe Lippi


La chirurgia ha un posto di tutto rispetto nella narrativa noir, fin da quando qualcuno ha sospettato che i delitti di Jack lo squartatore fossero commessi da un abilissimo medico.

Così muore la carne  lo conferma: i nomi degli strumenti dell’ostetrico fanno già accapponare la pelle, ma se quegli strumenti e quelle pratiche capitano nelle mani di un “curatore eccentrico”, le premesse del terrore ci sono tutte.

Lovecraft aveva già creato in Herbert West un dottore miracoloso che, attraverso esperimenti atroci, scopriva il sistema di risvegliare i morti.

Anche l’ipnotizzatore di Valdemar, in Poe,  ambiva a mantenere vivo il rapporto con un morente impedendogli di trapassare per farsi descrivere le visioni dell’oltretomba.

E crediamo che si possa avvicinare la trama nera di Così muore la carne a quella panica di Arthur Machen nel Gran dio Pan, in cui si pratica per fini illeciti la cosiddetta “medicina trascendentale”.

Ambrose Parry ne segue le orme e risponde con la figura di un torturatore necrofilo degno di un lager; il demone della paura si risveglia in Scozia quando cominciano a moltiplicarsi i cadaveri mutilati delle vittime del nuovo Jack the Ripper.

Ma la morte è veramente sondabile sul lettino dell’anatomista?

Per Raven (“il Corvo” ), medico a sua volta, non ci sarà tregua nelle vie di Londra del XIX secolo, come non c’è tregua nei gialli storici di Ambrose Parry. Crudele come pochi, attento alla ricostruzione di ambienti e personaggi come Anne Perry, qui ci offre uno spaccato critico della vita vittoriana che non a caso adotta il titolo di un famoso romanzo-pamphlet di Samuel Butler, così corrosivo verso l’ipocrisia dell’Ottocento da essere pubblicato soltanto postumo.

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