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Il ritratto di Dorian Gray. Eterna bellezza del corpo

Considerato dai critici del tempo un testo scandaloso per la sua sfida alla morale e alle convenzioni, Il ritratto di Dorian Gray è ormai unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori della letteratura inglese.

Dorian Gray, un giovane bellissimo e vizioso, si è fatto ritrarre dal pittore Basil Hallward.

Ossessionato dalla paura di invecchiare, per una sorta di patto con il diavolo riesce a far sì che sia il ritratto a corrompersi al posto suo, mentre la freschezza e la perfezione del suo viso rimangono sorprendentemente intatte.

In questo modo Dorian Gray può abbandonarsi ai piaceri e ai delitti più sfrenati, senza che alcun segno intacchi il suo fisico.

Ma la favola è destinata a trasformarsi ben presto in tragedia, e il ritratto diviene l’emblema della corruzione morale del giovane.

Nell’edizione BUR deluxe il romanzo simbolo dell’estetismo viene impreziosito dalle decorazioni e dalle immagini di Henry Keen, uno dei maggiori illustratori dell’epoca, in grado di ricreare al meglio l’atmosfera decadente della Londra vittoriana del XIX secolo, e di dare vita al personaggio più affascinante e controverso creato da Oscar Wilde.

La Prefazione che segue, dapprima pubblicata nella «Fortnightly Review», n. 844 (Mar. 1891), a quel tempo edita da Frank Harris (1856-1931), amico ed esecutore testamentario di Wilde, fu una sfida ai recensori ostili.

«La più alta come la più meschina forma di critica sono una sorta di autobiografia» recita il quarto aforisma.


Prefazione di Oscar Wilde


L’artista è il creatore di cose belle.

Rivelare l’arte e celare l’artista è il fine dell’arte.

Il critico è colui che può tradurre in diversa forma o in nuova materia la propria sensazione del bello.

La più alta come la più meschina forma di critica sono una sorta di autobiografia.

Coloro che scorgono brutti significati nelle cose belle sono corrotti senza essere interessanti. Questo è un difetto.

Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono gli spiriti colti. Per loro c’è speranza.

Essi sono gli eletti per cui la cosa bella significa soltanto bellezza.

Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.

L’avversione del diciannovesimo secolo per il Realismo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso in uno specchio.

L’avversione del diciannovesimo secolo per il Romanticismo è la rabbia di Calibano che non riesce a vedere il proprio volto in uno specchio.

La vita morale dell’uomo fa parte della materia dell’artista, ma la moralità dell’arte consiste nell’uso perfetto di uno strumento imperfetto. L’artista non ha bisogno di dimostrare nulla: poiché perfino la verità può essere dimostrata.

Nessun artista ha intenzioni etiche. Uno scopo etico in un artista è un imperdonabile manierismo stilistico.

Nessun artista è mai morboso. L’artista può esprimere qualsiasi cosa.

Il pensiero e il linguaggio sono per l’artista strumenti di un’arte.

Il vizio e la virtù sono per l’artista materiale di un’arte.

Dal punto di vista formale il modello di ogni arte è l’arte del musicista. Dal punto di vista del sentimento la professione dell’attore è esemplare.

Ogni arte è a un tempo superficie e simbolo.

Coloro che vogliono andare sotto la superficie lo fanno a proprio rischio.

Coloro che vogliono intendere il simbolo lo fanno a proprio rischio.

Lo spettatore e non la vita viene rispecchiato dall’arte.

La diversità di opinioni intorno a un’opera d’arte indica che l’opera è nuova, organica e vitale.

Quando i critici dissentono tra loro, l’artista è d’accordo con se stesso.

Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto qualche cosa di utile purché non l’ammiri. L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente.

Tutta l’arte è perfettamente inutile.