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Chi sono i bookblogger e gli influencer esperti di Giappone

Dafne Borracci

La millenaria cultura letteraria giapponese è ricca di filoni e sottogeneri che vanno dal romanzo erotico alle storie di guerra, quelli d’ambiente domestico, l’hard boiled di critica sociale, il romanzo d’amore epistolare, quelli per sole ragazze delle scuole medie… Elencarli tutti e tesserne una genealogia sarebbe un’impresa.

Anche Rizzoli lancia la collana Kimochi, parola che significa sensazione, atmosfera, stato d’animo. Il primo titolo, uscito il 21 giugno, è Non ridere della vita sessuale degli altri  (pubblicato in Giappone nel 2004) di Nao-cola Yamazaki che ha vinto il prestigioso premio letterario Bungei Prize ed è stato adattato per il cinema da Nami Iguchi.

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Come orientarsi per avvicinarsi agli autori del Giappone?

Molti scelgono i bookblogger dedicati a questa narrativa o gli esperti che su Instagram dispensano preziosi consigli, non solo di lettura ma anche di viaggio e lifestyle. Ve ne presentiamo alcuni che consideriamo guide attendibili e diverse tra loro. Nei box blu, le loro parole preferite.

BIBLIOTECA GIAPPONESE

Come possiamo spiegare la passione di tanti italiani per la letteratura giapponese? “Grazie soprattutto ad anime e manga, molte persone (me compresa), specie se nate negli anni Settanta-Ottanta, sono cresciute a contatto con la cultura giapponese e ne sono state influenzate, magari senza neppure rendersene bene conto. Ritrovarla da adulte forse alimenta una specie di piacevole déjà vu”. Anna Lisa Somma è una divulgatrice, esperta in rapporti artistici e letterari tra Giappone ed Europa. Sul suo blog Biblioteca giapponese  – anche su Instagram – si occupa di japonisme e opere giapponesi – o dedicate al Giappone – mettendo a fuoco anche le meno note. Non solo romanzi, ma graphic novel, raccolte poetiche e saggi.

“Gli autori giapponesi in comune hanno un’attenzione particolare verso i dettagli, compresi quelli della vita quotidiana, che non è mai fine a se stessa”. Oltre i libri, molti elementi nipponici sono parte della vita di Anna Lisa: “In seguito ai miei viaggi in Giappone sono diventata una appassionata bevitrice dei diversi tipi di tè verde che lì si consumano e, quando ne ho l’occasione, partecipo a una cerimonia del tè.”

PAROLA GIAPPONESE PREFERITA
Yuki (雪), che significa “neve”. Mi ricorda il mio primo viaggio in Giappone e una figura del
folklore che mi ha sempre attratto molto, la yuki onna, “donne delle nevi”.

VIOLET IN JAPAN

hinamatsuri – Dimostrazione di vestizione di kimono con la maestra Junko Satô

“Gli autori giapponesi hanno la volontà di scoprire e raccontare anche i lati oscuri e i pensieri più reconditi degli esseri umani”. Il primo viaggio di Viola Rosai in Giappone “tre settimane di pura magia, stupore, divertimento. Da lì ho coltivato sempre di più la mia curiosità nei confronti di tutto ciò che è giapponese. Ho iniziato con il blog, Facebook e poi Instagram, che adesso è diventato il mio canale preferito”.

Oggi la narrativa giapponese è molto amata in Italia, “complice sicuramente la maggiore accessibilità ai contenuti, i social network, ma anche l’incremento delle traduzioni letterarie. In particolare negli ultimi tre anni, le librerie si sono riempite di libri di autori contemporanei giapponesi e la cosa sicuramente ha incuriosito molti”.

Ricorrenza estiva da scoprire e appuntarsi: Viola ha fatto sua la tradizione del Tanabata, la festa delle stelle e dei desideri che si celebra la prima settimana di luglio.

“I libri ci permettono di mantenere forte il legame con il Giappone e di rimanere aggiornati anche sugli sviluppi della società, in attesa di poter ri-viaggiare”.

PAROLA GIAPPONESE PREFERITA
Moshi moshi, che è il modo in cui i giapponesi rispondono al telefono. L’ho sempre trovata un’espressione buffa, dolce.

CHICCHE DI LIBRI E IL GRUPPO DI LETTURA

La narrativa giapponese è sorprendente, per chi è ai primi approcci. “È errato credere di trovare unicamente delicatezza e descrizioni di ciliegi in fiore”. Francesca è @chicchedilibri su Instagram e sul suo blog. “Non c’è cosa più soddisfacente di sapere che qualcuno si è fidato dei tuoi consigli letterari. Tutto è iniziato all’Università dove avevo deciso di studiare il giapponese: mi ero detta che imparare una delle lingue più difficili del mondo sarebbe stata una bella sfida”.

Chi ha una passione verticale e limpida, come quella di molti bookblogger interessati al Giappone, può unire le forze e dare vita a dei gruppi di lettura. Un esempio è il progetto #PagineDaYamato che riunisce circa 200 partecipanti su Telegram, ideato da @chicchedilibri@usagi_inwonderland , @hikarisshelf e @parli.amo.ne.

“A mio avviso, diversi libri di autori giapponesi contemporanei hanno in comune il voler narrare storie molto semplici, di vita ordinaria, che tuttavia lasciano messaggi profondi. Libri del genere sono considerati un toccasana dai lettori alla ricerca di racconti capaci di scaldare il cuore e donare serenità.”

PAROLA GIAPPONESE PREFERITA
tsundoku (積ん読). Questa parola rimanda all’atto di accumulare libri e non leggerli. Inoltre, può indicare una scorta di libri, una pila di libri non letti, come quella presente sul comodino di ogni lettore.

@usagi_inwonderland IL VERO GIAPPONE

“Difficile trovare un fil rouge che unisca tutti gli autori giapponesi, ma ho notato che spesso e volentieri scrivono romanzi la cui storia nasconde critiche velate alle convenzioni sociali, alla società e alla politica (o corte imperiale/shogunato) in cui vivono o hanno vissuto, e raramente ce ne sono alcuni scritti per semplice diletto”. Virginia è @usagi_inwonderland si è avvicinata al Giappone da 15enne con i fumetti – Bleach, Kodomo no Omocha… – per poi proseguire studiandolo a livello universitario e oggi trasmettendo la sua passione agli altri.

Tra i molti oggetti giapponesi che ha in casa, ci racconta un piccolo maneki neko di ceramica, che si ruppe e che lei stessa riparò con il Kintsugi: “colla vinilica e tempera dorata, e ora è ancora più bello”.

“Il libro antico più particolare che ho letto è senza dubbio il Genji Monogatari, il primo romanzo nella storia della letteratura mondiale. Siamo nel periodo Heian e Genji è uno dei figli dell’Imperatore giapponese, il cui futuro non sarà nella corte imperiale, in quanto figlio di una seconda moglie. L’autrice, Murasaki Shikibu, racconta le avventure amorose del principe e nel narrare ci dona un ritratto della società di corte di quell’epoca: dame celate, intrighi di corte, gelosie, poligamia, ma anche riti religiosi per placare spiriti o possessioni. Mi rendo conto che forse non è un libro semplice, soprattutto se non conosce il contesto storico e culturale, ma continuo a consigliarlo a tutti e fare pressioni per farlo leggere alle mie amiche”.

PAROLA GIAPPONESE PREFERITA
Yukkuri ( ゆっくり) che vuol dire “lentamente, con calma”. Sono sempre stata una persona che si prende i suoi tempi per fare qualsiasi cosa, anche e soprattutto per mangiare, non mi piace correre e magari fare le cose in modo sbagliato, cerco di organizzare il possibile. Ma Yukkuri vuol anche dire rallentare dopo un periodo frenetico della nostra vita, prendersi una pausa e apprezzare ciò che ci circonda.

DAFNE BORRACCI, STORIE DAL GIAPPONE ANTICO

Dafne Borracci vive a Kyoto, “dove ogni mese c’è un matsuri shintoista a cui partecipare o una fioritura da andare ad ammirare”. Ed è proprio nella natura che individua un fil rouge tra gli autori giapponesi: “è difficile trovare un romanzo o una poesia in cui non si faccia menzione di fiori, piante o festività stagionali, fatto curioso che denota quanto culturalmente il Giappone sia legato alla sua natura”.
Suona il koto (arpa giapponese), “strumento magico e complicatissimo. Io vi sono particolarmente affezionata anche perché viene nominato di frequente ne La Storia di Genji, considerato il primo romanzo moderno della storia, scritto più di mille anni fa, eppure resta attualissimo ed emozionante. A questo libro ho dedicato i miei studi e la mia opera di divulgazione sui social”.

Sì, perché Dafne è esperta in testi antichi e potrebbe parlarne per ore: “Consiglio di leggere anche Ricordi di un eremo, un libricino alla portata di tutti scritto nel primo medioevo giapponese dal monaco buddhista Kamo no Chomei, parla di come l’autore abbia assistito più volte a enormi disastri naturali e di come, realizzando che nella vita tutto è effimero e transitorio, si sia ritirato in una capanna tra i monti e conduca un’esistenza finalmente pacifica. Trovo che pur nella sua brevità, questo libro abbia ancora moltissimo da dirci”.

PAROLA GIAPPONESE PREFERITA
ooki ni (おおきに), in verità è una formula dialettale del Kansai, usata per ringraziare, che significa “moltissimo, tantissimo”. Tantissimo cosa? Non si sa se è un augurio di prosperità o la costatazione dell’imponenza di un favore ricevuto. Come molte formule giapponesi, si affida tutto al non detto. Si rimane in sospeso, lasciando che sia l’interlocutore a riempire mentalmente quel vuoto.

LA CURIOSA LETTERARIA

La fascinazione di tanti italiani per il Giappone si può ricercare “nei cartoni animati degli anni Ottanta, tutti ambientati lì, e poi c’è la curiosità verso una cultura profondamente diversa dalla nostra”. Tiziana è @mizuage76 su Instagram e il suo blog è La Curiosa Letteraria. Vede nella letteratura nipponica “il vivere di un Paese sospeso tra passato e futuro”.

In casa ha una bambola Daruma , che rappresenta Bodhidharma, il fondatore e primo patriarca dello Zen: è un portafortuna, bisogna esprimere un desiderio tenendo il Daruma fra le mani e mentre si colora un occhio, se poi si avvera, si potrà colorare l’altro occhio.

PAROLA GIAPPONESE PREFERITA
UKIYO il mondo galleggiante, fluttuante delle geishe