Zofia Rombotynska è destinata a diventare la Miss Marple polacca

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Redazione BookToBook
11 Lug 2024

È nei modi o nei luoghi più inaspettati che talvolta si prende coscienza di sé e di ciò che si desidera di più al mondo, o di ciò che non si sopporta più della propria vita. A non sopportare più la noia di un’apparentemente perfetta vita borghese, in linea con il conformismo della società dell’epoca è, lo capiamo in controluce quasi fin da subito, Zofia Rombotynska. Che, a dirla proprio tutta, all’inizio non pare molto interessata a ingraziarsi le simpatie di noi lettrici e lettori. Ma tant’è, pure Miss Marple e Hercule Poirot non hanno mai brillato per simpatia, eppure sono ancora oggi tra i protagonisti del giallo più giallo della più amata e longeva tradizione letteraria di genere.

La signora Mohr scompare è un romanzo cosy crime

Zofia ha molto dell’una e dell’altro e almeno questo, tra quelli che saremo chiamati a districare, non è affatto un mistero da risolvere o da tener nascosto, a detta degli stessi creatori. Già, perché Zofia, liberamente ispirata a Murple & Company, è la protagonista indiscussa di un nuovo cosy crime ideato da Maryla Szymiczkowa, nom de plume dietro cui si celano i polacchi Jacek Dehnel e Piotr Tarczyński, gli autori di un romanzo che arriva ora in libreria per Rizzoli con la traduzione di Barbara Delfino, La signora Mohr scompare. Una lettura perfetta per l’estate (ma non solo), che dapprima in Polonia e poi negli altri paesi ha incontrato il gusto e l’apprezzamento di pubblico e critica (ne hanno scritto entusiasti, tra gli altri, il “Guardian” e “Le Temps”); Olga Tokarczuk, scrittrice polacca vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2018 e del Man Booker International Prize nel 2019, ha detto del romanzo che è «il connubio perfetto tra commedia e mistero». E non si può che essere d’accordo con lei.

La signora Mohr scompare

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La signora Mohr scompare è la prima indagine messa a segno dai due autori coppia nel lavoro e nella vita che, con il primo capitolo di questa serie divertente e originale, portano anche in Italia le atmosfere e gli intrighi di un romanzo che ricrea vividamente la vita nella Polonia di fine Ottocento e che, al di là del raffinato intrattenimento in chiave investigativa che ci offre, affronta per di più questioni sempre attuali con sguardo ironico e dissacrante, dal pregiudizio di classe ai diritti delle donne, dalle disuguaglianze sociali alle ipocrisie dei benpensanti.

Jacek Dehnel è poeta, scrittore e traduttore; ha vinto, tra gli altri, il Premio Kościelski e il Polityka Passport ed è stato finalista al Premio Nike e al Premio per la poesia Wisława Szymborska; Piotr Tarczyński è traduttore e storico e con Jacek (stanno insieme da diciotto anni) vive a Cracovia, dove è ambientata questa avventura investigativa con protagonista una donna che non ha niente a che fare con polizia e omicidi ma che scopre, in quel modo inaspettato in un luogo altrettanto inaspettato, di avere molto più talento dei poliziotti maschi.

Un connubio perfetto, verrebbe proprio da dire, quello espresso dai due autori nel loro primo progetto a quattro mani. Alla prosa raffinata di Dehnel – che, cresciuto leggendo i libri di Agatha Christie tradotti dal cugino di suo nonno e dalle sue tre mogli, ha attinto persino al lessico e al registro usato dai giornali e dai romanzi dell’epoca per dare coerenza alla narrazione – si unisce l’attenta ricostruzione storica di Tarczyński che, prima di scrivere il romanzo, ha consultato innumerevoli fonti e archivi per ricostruire la vita, gli usi e i costumi, le atmosfere e le architetture della seconda più importante città polacca sul finire del Diciannovesimo secolo, compresi alcuni personaggi realmente esistiti e reinterpretati dall’inventiva sagace, e contemporanea, dei due autori. Il risultato è quanto mai originale, anche perché, come spiegano gli stessi autori, La signora Mohr scompare è il primo giallo ambientato a Cracovia sotto l’impero austroungarico, città al centro dell’Europa, dal respiro multiculturale e cosmopolita. Un quadro storico dalle mille sfumature culturali e sfaccettature sociali che è una delle ragioni per cui in Polonia, dove oggi il genere del crime storico è molto popolare, la serie con protagonista Zofia ha segnato un successo degno di nota.

la signora mohr scompare

Zofia Rombotynska, protagonista de La signora Mohr scompare, vive in una confortevole bolla borghese

Ma torniamo agli inizi. Zofia Rombotynska ha trentotto anni ed è sposata con Ignacy, un professore universitario che le deve molto, in fatto di avanzamento di carriera:

«Terminati gli studi a Cracovia e a Gottinga, Ignacy Rombotynski aveva assunto un incarico nel dipartimento di anatomia. Aveva lavorato per molti anni come secondo e poi primo assistente, era diventato docente e infine professore associato all’Università Jagellonica, ottenendo tutto ciò che pensava di poter ottenere. O meglio: tutto ciò che non avrebbe mai ottenuto se non fosse stato per sua moglie.»

Zofia passa le sue giornate a soddisfare le aspettative della società altolocata, che affida alle donne il ruolo ben confinato tra le mura di casa e i circoli di beneficenza tutti rigorosamente al femminile. Zofia «manifestava la propria devozione con la puntualità dei pasti, la perfetta pulizia della casa e il sostegno alla carriera del marito», ma alle lettrici non sfuggirà, sin dalle prime pagine, che lei desiderava di più.

«La vita quotidiana, la gestione della servitù e lo scambio di pettegolezzi erano attività che le andavano troppo strette. A volte, sdraiata sul divano, appoggiava il libro in grembo con l’indice infilato tra le pagine per non perdere il segno e pensava che in un’altra epoca se la sarebbe potuta passare meglio; si immaginava come Cleopatra, Zenobia o Gravyna, l’Elisabetta inglese, perché no?, oppure Giovanna d’Arco – in ogni caso una donna al comando che guidava le sue truppe sul campo, vestita di una splendida armatura, come uscita da un quadro di Matejko, o di abiti sontuosi presi dalle tele di Gierymski o con una delle tuniche dipinte da Siemiradzki… Intanto, doveva accontentarsi di dare ordini a Franciszka, programmare i pasti per la settimana successiva e assicurarsi che il polletto venisse sfornato per tempo.»

Eppure, «se qualcuno, Ignacy compreso, le avesse chiesto “mia cara Zofia, cosa intendi con quel di più?”, lei non avrebbe saputo rispondere: sapeva solo che negli ultimi mesi si era sentita davvero viva esclusivamente in quelle poche ore in cui aveva contribuito a ritrovare il corpo dell’anziana scomparsa», la signora Mohr che dà il titolo a questa storia che, l’avrete capito, si spinge ben al di là della passione per la detection. Zofia vive nella sua confortevole bolla borghese, non ha consapevolezza di quel che le accade attorno a Cracovia e nel resto del paese ma, via via che romperà la routine del ruolo di moglie assegnatole dalla società per indossare i panni della detective per passione, prenderà coscienza della propria bolla e della complessità e problematicità del mondo.

Col passare delle pagine (poco più di trecento) e del succedersi degli eventi (e delle morti…), ci ritroveremo così ad ammirare anziché detestare Zofia, una donna che, dietro l’apparente accettazione dell’ordine sociale costituito, si ribellerà al mondo a guida maschile, dove risolvere crimini non è affatto un affare di cui debbano occuparsi le donne.

Non a caso il racconto prende avvio proprio da un giorno apparentemente come tutti gli altri, sabato 14 ottobre 1893, quando, dopo essersi allacciata «le due file di bottoni neri delle scarpette aiutandosi con l’uncino», Zofia si apprestava a uscire accompagnata dalla cuoca Franciszka (donna altrettanto intelligente, sarà per Zofia ciò che Watson è stato per Sherlock Holmes), perché «la spesa non si fa da sé».

Ve lo dicevamo: all’inizio Zofia non ispira grande empatia, è sì molto intelligente ma molto snob, subdola e avara. «La virtù della solidarietà è bella ma non quando si oppone palesemente alla virtù del rigore», era solita pensare. «Nella sua lotta quotidiana per trasformarsi in una donna ideale di Cracovia, a cui nessuno avrebbe osato rinfacciare le origini provinciali, Zofia Rombotyska conduceva diversi tipi di campagne, tra cui una caritativa».

Tuttavia, sarà proprio la sua forzata dedizione alla cura dei malati e dei poveri di Cracovia a portarla nel luogo dove tutto avverrà, la casa per anziani Helcel gestita dalle suore (tra le quali ne scopriremo qualcuna altrettanto ribelle). Lì Zofia si recherà per raccogliere fondi per un’imminente lotteria di beneficenza ma il caso, o il destino, ci metterà lo zampino perché proprio a Casa Helcel Zofia apprenderà della scomparsa nel nulla della signora Mohr, anziana ospite della struttura, «una donna rispettabile, molto tranquilla e devota, vedova di un giudice della Corte suprema. La sera prima», racconta una suora, «le ho augurato la buonanotte e la mattina non c’era più».

Di nascosto dal marito, che verrà scientemente distratto dalle attività di investigazione per mezzo anche di ricette alquanto bizzarre portate in tavola per cena ogni sera (gli autori, prima di scrivere il romanzo, si sono studiati persino molti volumi di cucina dell’epoca), Zofia Rombotyska spezzerà la noia – e la discriminazione di genere – mettendosi a indagare sulla scomparsa della signora Mohr (e non solo) con la stessa intelligenza, abilità e destrezza di Miss Marple, dimostrando una bravura ben maggiore e meritoria dei poliziotti nell’arte della deduzione, nel cogliere indizi, nell’individuare sospettati e nell’ipotizzare moventi attraverso una vera e propria caccia all’assassino che si concluderà, naturalmente, con un colpo di scena difficile da indovinare anche per i più esperti lettori del genere.

La nostra protagonista, alle prese con questa sua nuova vita parallela e segreta che la porterà a interrogare, con la collaborazione ufficiosa di una delle suore, una carrellata di personaggi che popolano a vario titolo Casa Hencel, «rimaneva affascinata da quello che le persone le rivelavano quando le costringeva a rispondere, e soprattutto da quanto rivelavano inconsciamente cercando di nascondere questa e quell’altra cosa […] Il piacere di interrogare così tante persone, prendere appunti, raccogliere testimonianze era maggiore di quello che le davano i suoi passatempi preferiti».

Il pettegolezzo diverrà la sua arma, la lettura appassionata di gialli la sua formazione, il coraggio di cambiare vita la sua rivincita, su se stessa e sull’ambiente conservatore e retrogrado che le sta attorno. E, nel decidere di «cedere alla tentazione e di divertirsi a risolvere il mistero», si sentirà una meraviglia.

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