La magia ha ancora molto da offrirci secondo Chris Gosden
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Redazione BookToBook
08 Giu 2021
Quante volte, nel corso della nostra vita, ci siamo trovati a desiderare d’avere una bacchetta magica che realizzasse i nostri sogni, a pregare Dio o ad affidarci alla scienza per avere risposte certe in tempi incerti? Da sempre scienza, religione e magia, a proprio modo e in epoche diverse, hanno accompagnato il percorso dell’umanità alla ricerca di un’interpretazione del nostro posto nel mondo e dei misteri che avvolgono l’universo.
«Quando contempliamo il magnifico splendore del cielo notturno, con tutte le stelle che brillano nella volta celeste, è facile rimanere ammutoliti di fronte alla maestosità mozzafiato di questo spettacolo. I nostri pensieri si volgono ad alcuni dei misteri più appassionati di sempre. C’è un qualche grande disegno alla base dell’universo? Come possiamo spiegarci un cosmo in apparenza privo di senso? C’è una qualche ragione nella nostra esistenza, o è tutto privo di scopo?»
si chiede Michio Kaku, fisico, divulgatore scientifico americano e tra i massimi esponenti della teoria delle stringhe, nelle prime pagine de L’equazione divina. La ricerca di una teoria del tutto, saggio che ripercorre le tappe attraverso cui i grandi scienziati del Ventesimo secolo hanno cercato di trovare la singola equazione capace di rispondere a tutte le domande sul cosmo, quell’“equazione di Dio” alla quale dedicò la propria vita Albert Einstein e che ha spinto altri dopo di lui, come Stephen Hawking, a proseguire la ricerca di questo Santo Graal della fisica.
«Quando siamo a tavola insieme sembra di stare a Superquark: non c’è una sera che non si parli degli ultimi studi sulle neuroscienze o dei risvolti pedagogici della società post-mediale. Interessantissimo, per carità… ma che palle! Così ogni tanto mi diverto a spiazzarli movimentando quei discorsi degni della miglior retorica di Dante con una parolaccia degna del peggior video del Masseo».
Federico ha quasi diciassette anni, vive con il papà psicologo, la mamma che insegna Filosofia all’università, la sorella al primo anno di Psicologia ed è il protagonista di La tua vita e la mia, primo libro di don Alberto Ravagnani, prete dal 2018 e oggi autentica star del web. Costretto dal lockdown a restare lontano dai suoi ragazzi dell’oratorio di San Filippo Neri a Busto Arsizio e dagli studenti del liceo Arturo Tosi, dove insegna religione, don Alberto ha cominciato a usare il web per parlare ai ragazzi e in poco tempo è diventato tanto popolare – su YouTube, su Instagram e con un seguitissimo podcast – da trasformare i suoi account social in uno strumento al servizio della pastorale. Con La tua vita e la mia, in uscita il 15 giugno per Rizzoli, ci racconta una storia sincera, divertente e dura che ruota attorno a Federico, all’amico Riccardo – 18 anni vissuti in un quartiere popolare di Busto, la madre ricoverata in un centro tumori, il padre mai conosciuto, la scuola abbandonata – e a don Andrea, parroco che gira su un monoruota elettrico e che posta foto e messaggi su Instagram. Domenica 20 giugno don Ravagnani sarà ospite di Torino Spiritualità, manifestazione nata nel 2005 per offrire uno spazio di riflessione, «la casa di quanti non rinunciano mai a farsi domande», scrivono gli organizzatori sul sito della manifestazione, che negli anni ha attirato da tutt’Italia oltre 25mila persone, segno che di spiritualità e di significati profondi c’è ancora bisogno, per fortuna.
Perché la magia non è un insieme di convinzioni superate
Tuttavia, se per molti di noi scienza e religione sono gli unici metodi validi per interpretare l’universo, non è così per Chris Gosden, archeologo di fama internazionale e docente all’Università di Oxford che in un volume accuratissimo, Storia della magia. Dall’alchimia alla stregoneria, ci spiega perché la magia non è «un insieme di convinzioni superate buone solo per i creduloni, gli ignoranti, gli stupidi o i matti», ma è invece un aspetto prominente delle nostre vite.
«In un’epoca in cui abbiamo bisogno di un pensiero planetario positivo e olistico, la magia ha molto da offrirci.»
Gosden, che insegna all’Università di Oxford, ha dedicato molti anni allo studio del fenomeno e in questo saggio edito da Rizzoli – un vero e proprio viaggio attraverso la storia e la geografia millenaria dell’uomo, dallo sciamanesimo del neolitico all’alchimia del Rinascimento, dall’Africa all’America, dagli oroscopi ai tatuaggi – ne documenta «la strana e avvincente varietà», esplorandone le qualità positive e interrogandosi su che cosa possa offrire al mondo oggi la magia.
«Quando le persone si trovano davanti ai grandi problemi della vita e della morte, quando desiderano conoscere il futuro o vogliono comprendere il passato, quando cercano di proteggersi dal male, di curare le malattie o di promuovere il benessere, spesso finiscono per rivolgersi alla magia.»
La prima cosa da tenere a mente è che il termine “magia” ha una grande varietà di significati. «Nessuno di noi vorrebbe essere accusato di coltivare un pensiero magico, ma a tutti, d’altro canto, piace quando qualcosa funziona come una magia», scrive l’autore. «Non c’è lode più grande del dire che una performance, un’opera d’arte o un paesaggio sono magici. Nonostante la cattiva pubblicità che accompagna la magia, molti dei nostri usi del termine sono positivi».
Con l’autorevolezza di chi ha svolto studi e ricerche in ogni angolo del mondo e il piglio divertito con cui ci invita a non prendere troppo sul serio le nostre convinzioni, Chris Gosden ci spiega innanzi tutto che cos’è stata e cos’è oggi la magia, raccontandoci anche aneddoti divertenti e illuminanti, come quando narra del rapporto tra Arthur Conan Doyle e Harry Houdini.
«Il creatore di Sherlock Holmes – detective razionale ed empirico per eccellenza – era convinto dell’esistenza di molti fenomeni spirituali, mentre il più grande illusionista dell’epoca era determinato a dimostrare che lo spiritualismo era solo un imbroglio. Conan Doyle credeva – e non era il solo – che Houdini non fosse soltanto estremamente abile nel districarsi da ogni legaccio, ma che possedesse di fatto dei poteri magici. Ironicamente, Houdini era impegnato nella missione di mostrare come lo spiritualismo e varie altre forme di “magia” si basassero su abili trucchi, così che il fatto di essere considerato un mago – soprattutto da qualcuno come Doyle, che all’inizio rispettava – era per lui molto irritante». Houdini non riuscì a convincere Doyle di non possedere alcun potere magico, il che provocò una frattura insanabile nel loro rapporto.
Qualche attrito simile sarà successo senz’altro ad alcuni di noi, quando ci siamo trovati a discutere con familiari o amici sulle nostre proprie credenze all’apparenza inspiegabili. Ci corre in aiuto Gosden, secondo il quale
«le vite di molte persone sono disseminate di episodi di magia, che non si riducono alla preoccupazione per i gatti neri che attraversano la strada, alla diffidenza riguardo ai venerdì 17, all’evitare di passare sotto una scala o al dire “salute” quando qualcuno starnutisce. Parecchie persone portano con sé dei portafortuna o degli amuleti, e molti di noi si preoccupano di non rompere uno specchio o esprimono un desiderio quando vedono una stella cadente.»
Ecco perché forse questo libro può aiutarci a capire qualcosa in più anche di noi stessi.
«Il punto fondamentale è che la credenza nella magia non rende la gente irrazionale e che il contrasto tra magia e scienza non è rappresentabile come una contrapposizione tra irrazionalità e razionalità», sostiene Gosden.
Prendiamo per esempio l’astrologia, «uno dei temi più importanti di questo libro», dice l’autore stesso. «L’astrologia è giunta in Europa e nel Medio Oriente dall’antica Mesopotamia, dove già cinquemila anni fa si conducevano attente osservazioni dei corpi celesti (Sole, Luna, stelle e pianeti) che avrebbero creato le basi non solo per l’astrologia ma anche per l’astronomia».
Oggi le persone si accostano regolarmente all’astrologia; «alcuni lo fanno con piena fiducia nelle potenzialità della magia», suggerisce Gosden, «mentre molti altri si limitano a chiedersi “E se ci fosse qualcosa di vero?”».
Ci sbaglieremmo allora a relegare la magia a mondi antichi ed esotici lontani dal nostro. «La magia è stata praticata anche in Europa, e lo è tuttora».
Un libro sulla magia per aiutare a capire meglio noi stessi
Scopriamo così che nella Bodleian Library dell’Università di Oxford, «ci sono registrazioni di circa ottantamila consultazioni astrologiche, risalenti al periodo tra la fine del regno di Elisabetta I (all’alba del XVII secolo) e l’ascesa di Carlo II nel 1660. Nel suo complesso», scrive il professore di Oxford, «si tratta della più grande testimonianza di attività astrologica nell’Europa dell’inizio dell’Era moderna, cosa che dimostra anche la serietà con cui l’astrologia veniva considerata».
Tuttavia, lo stesso professore si dice certo che «molti lettori saranno giustamente scettici riguardo all’esistenza e all’efficacia della magia. Una prima risposta davanti a un atteggiamento di radicale scetticismo sta nel sottolineare come la magia non derivi da strani capricci o da una deliberata irrazionalità. Nel pensiero occidentale, sono occorsi grandi sforzi per costruire la visione di un universo meccanicistico, dove i pianeti e gli atomi sono mossi da forze, e gli esseri viventi sono caratterizzati da reazioni biochimiche o talvolta dall’attivazione di neuroni. Allo stesso modo, in altre culture è stato fatto un lavoro altrettanto impegnativo per negare le differenze tra animato e inanimato, tra vivente e non vivente, tra umano e non umano».
Succede così che anche nel mondo occidentale, nella vita quotidiana, tali distinzioni si annullano, «e molti di noi si ritrovano a parlare con il gatto o a insultare la stampante quando non funziona».
Addirittura, può capitare persino che la scienza stessa si ritrovi a trarre ispirazione, nei suoi studi e nelle sue ricerche, nientemeno che dalla fantascienza. A sostenerlo, «con una dose di nerdismo non indifferente», è Luca Perri, fisico, astrofisico e divulgatore scientifico che nel suo nuovo libro La scienza di Guerre Stellari ci invita a lasciarci alle spalle ogni remora, per armarci soltanto della nostra curiosità (e della calma interiore…) e per scoprire non tanto quanto la scienza abbia influenzato prodotti di fantasia come l’intramontabile saga di Star Wars, quanto invece la scienza stessa si sia lasciata influenzare dalla fantascienza.
«La scienza, in particolare la ricerca di base», ci spiega Perri, «è basata non tanto sulle possibili applicazioni future quanto sulla curiosità», che vuol dire «porsi nuove domande (attività per cui serve anche della fantasia), ma anche considerare le idee proposte da altri per testarne la validità, escludendo quelle che non funzionano e approfondendo le rimanenti». In pratica, suggerisce Perri, «la scienza è fantascienza divenuta realtà attraverso un metodo». La fantascienza ci fornisce visioni, «più una visione è semplice e il suo valore è chiaro, e meglio potrà essere assorbita e desiderata. Non è necessario quindi che si comprenda il funzionamento di un raggio traente, è solo necessario che sia evidente lo scopo. A quel punto sarà un seme nella mente di tutti. Ricercatori compresi. Che sanno che ciò che oggi viene considerato impossibile potrebbe diventare possibile entro pochi secoli, se non decenni».
E difatti, tornando dunque alla storia della magia, Gosden ci dice che
«la storia umana è formata da una tripla elica di magia, religione e scienza, dove i confini tra queste discipline sono sfocati e mutevoli. Una scelta esclusiva tra magia, religione e scienza non è salutare.»
In altre parole, «sotto la retorica razionalista della nostra cultura c’è tutta una serie di incontri quotidiani con piccole forme di magia: numeri e giorni possono essere più o meno propizi, ci sono gatti neri che ci tagliano la strada e chi si dedica a una professione sportiva può guardare la magia con la stessa serietà con cui considera il proprio allenamento».
Se infatti «la scienza divide il mondo in materia ed energia, e ricerca le forze che le plasmano o le dinamiche chimiche e biochimiche che animano tutte le cose», continua Gosden, «la magia vede gli spiriti nel paesaggio naturale, riflette sulle relazioni tra persone e animali, e tenta di capire le trasformazioni che circondano la nascita e la morte», mentre la religione «incoraggia un senso di meraviglia di fronte ai poteri che trascendono l’umano».
«Magia, religione e scienza entrano tutte dentro di noi, facendo appello a varie capacità umane: la magia alle nostre qualità empatiche, la religione al nostro senso di meraviglia davanti alla grandezza e alla bellezza del cosmo, e la scienza alle nostre abilità e competenze tecniche.»
«Non mi sono appassionato ai rigatoni alla carbonara perché ho letto la ricetta, ho studiato i vari passaggi, ho calcolato i soldi necessari che dovevo spendere per acquistare gli ingredienti migliori, facendomi un’idea del sapore che potesse avere quella pietanza straordinaria. Così, nessuno si appassiona a Gesù Cristo e alla Chiesa imparando la dottrina e le preghiere, valutando la convenienza ad accoglierne i precetti», confessa don Dino Pirri, parroco a Grottamarre, una lunga esperienza in Azione cattolica e una grande celebrità su Twitter, dove il suo account è seguitissimo e tantissimi i commenti dei suoi follower. Dopo aver condotto per TV200 la trasmissione televisiva Sulla strada, don Dino è ora in libreria con Lo strano caso del buon Samaritano. Il Vangelo per buoni, cattivi e buonisti che, come s’intuisce dal titolo, è una rilettura quanto mai convincente, ironica e controcorrente della parola delle Scritture intrecciata qui e là con le parole, tra gli altri, di Guccini, Gaber e Vasco Rossi fino a spingersi appunto all’amatriciana e a condividere con noi lettori sia la sua esperienza, piena degli stessi dubbi che costellano la nostra quotidianità, sia la mistica meraviglia di fronte a un piatto di rigatoni. «Mi è venuta voglia di prepararli anche a casa, però ho scoperto che non era semplice. Allora mi sono messo a chiedere consigli e a studiarne la ricetta. Ho cercato gli ingredienti migliori, spendendo anche qualche soldo in più. E infine mi sono messo all’opera, provando a seguire alla lettera le regole, passo a passo e senza saltare alcun passaggio. Fedelmente. Solo perché avevo scoperto qualcosa di straordinario e ho fatto di tutto per poterlo fare anche io. I rigatoni alla carbonara! La vita in Cristo e nella Chiesa! Più o meno, il Paradiso!»
In tempi incerti e difficili come il nostro, non ci resta allora che prendere a prestito infine il pensiero del grande filosofo e sociologo Max Weber che, come ci ricorda Chris Gosden, «era noto per aver sostenuto che la modernità si sia affermata attraverso un processo di disincanto, un declino della magia causato da una nuova cultura razionale, routinaria e tecnicamente efficiente». In questo disincanto, Weber vedeva anche una perdita oltre che un guadagno:
«Un mondo senza magia era un posto più freddo, povero di emozioni e di stupore, dominato da tecnici senz’anima e da specialisti senza cuore.»