Matteo Grandi è da sempre un attento osservatore delle dinamiche della rete: nel suo ultimo libro, Far Web, smaschera odio, bufale e bullismo affermando che
Sul web – come nella vita – odiare è legittimo, comprensibile e talvolta necessario. Ma anche l’odio deve essere consapevole. Non può alimentarsi di bufale. Non può trasformarsi in diffamazione. Non può avere derive discriminatorie o razziste. Non può essere gratuito o fine a se stesso. Non può nascondersi dietro un anonimato garantito. L’odio è un sentimento troppo nobile per essere lasciato appannaggio del primo cretino di turno.
Ti consigliamo cinque libri da leggere per orientarsi tra le informazioni in rete e smascherare le trappole in cui navigatori poco esperti rischiano di inciampare.
Far web, Matteo Grandi
È davvero colpa della Rete se la gente odia? Siamo veramente disposti a mettere in gioco la nostra libertà d’espressione per portare avanti una crociata indiscriminata contro l’odio online? Qual è, in questa partita, il ruolo che giocano le diverse piattaforme? Quanto incide su certe derive la mancanza diffusa di educazione digitale? E qual è il quadro normativo a cui fare riferimento oggi? In questo saggio pop brillante e ricco di esempi tratti dalla cronaca recente, Matteo Grandi, una delle voci più influenti del web, indaga da vicino il fenomeno dell’inquinamento della Rete in tutte le sue manifestazioni, per spiegarci di cosa parliamo quando parliamo di odio e social media.
Notizie che non lo erano, Luca Sofri
Il mito del web come fucina di leggende metropolitane va ribaltato: oggi la rete testa la veridicità delle notizie, mentre i falsi giornalistici sono quasi sempre il risultato di errori o leggerezze compiuti dai media tradizionali, che hanno ormai rinunciato al ruolo di filtro e alla propria funzione di controllo. Dopo aver smontato per anni false notizie e vere bufale, Luca Sofri le ha raccolte in questo libro che, oltre a rivelarci i piccoli e grandi meccanismi del giornalismo, ci invita a riflettere sullo stato della nostra informazione e a costruirsi una bussola per distinguere il vero dal falso.
No place to hide, Glenn Greenwald
In questo libro, vincitore del Premio Pulitzer 2014, Glenn Greenwald racconta come in un thriller i primi contatti e l’incontro con Snowden; la serie di scoop con cui il “Guardian” ha pubblicato le carte della NSA; la fuga di Snowden a Mosca; i metodi usati dalla NSA per accedere a cellulari e computer in tutto il mondo; le spaventose implicazioni di quel “sistema finalizzato alla totale eliminazione della riservatezza telematica in tutto il pianeta”. Il più grande caso di spionaggio mondiale degli ultimi anni, una storia sconvolgente che riguarda la sicurezza di tutti noi.
L’ ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet, Evgeny Morozov
La convinzione che le tecnologie digitali alimentino solo cambiamenti positivi e siano lo strumento perfetto per la creazione della democrazia corrisponde alla realtà? Evgeny Morozov, in antitesi al cyber-ottimismo di pensatori come Clay Shirky, spiega molto chiaramente come anche governi tutt’altro che democratici usino le piattaforme digitali piegandole ai loro fini. In Russia e in Cina gli spazi di intrattenimento online sono studiati apposta per spostare l’attenzione dei giovani dall’impegno e dalla partecipazione civile. Internet non è inequivocabilmente buona, insomma, Twitter e Facebook non hanno avuto alcun ruolo cruciale, e la rivoluzione sarebbe accaduta con o senza di loro. Pensare alla rete come a un propagatore naturale di democrazia è fuorviarne e pericoloso: per garantire forme efficaci di cambiamento sociale è necessario rimanere calati solidamente nella realtà.
Homo pluralis. Esseri umani nell’era tecnologica, Luca De Biase
Mercati finanziari automatizzati; relazioni umane mediate dai like su facebook; un flusso d’informazioni incessante e invadente; protesi digitali che arricchiscono l’esperienza. Le macchine sembrano conquistare funzioni sempre più autonome dall’intervento dell’uomo, e le piattaforme online sulle quali ci informiamo e coordiniamo impongono i loro algoritmi, mentre raccolgono e analizzano enormi quantità di dati imparando dagli utenti. È una dinamica evolutiva digitale che richiede un drastico adattamento culturale. Con “Homo pluralis” Luca de Biase propone un approccio all’infosfera che supera la contrapposizione tra ottimismo tecnofilo e allarmismo neoluddista, e riconosce la necessità per l’uomo di diventare cittadino consapevole di questo nuovo ambiente digitale, imponendo la propria creatività, intelligenza 1 e senso etico, e conquistando cosi una dimensione più autentica.