Uscito per la prima volta negli anni 2000, Il cavaliere d’inverno di Paullina Simons, primo volume di una trilogia, è tornato a essere uno dei libri più venduti nell’ultimo anno e mezzo. Come mai? Grazie a TikTok e alla comunità dei booktoker che hanno amato e riportato in auge la storia d’amore fra Tatiana e Alexander, ambientata a Leningrado nell’estate del 1941.
La storia comincia il 22 giugno 1941, il giorno in cui la Germania decide di invadere la Russia nella Seconda Guerra Mondiale dopo l’Operazione Barbarossa. La guerra sconvolge e agita la famiglia Metanova di cui fa parte Tatiana, ragazza quasi diciassettenne, che uscita per fare scorte di cibo incontra il bello e misterioso Alexander Belov, giovane ufficiale dell’Armata Rossa.
Alexander ha ventidue anni ed è nato da genitori americani che si sono trasferiti in Russia – perdendo la loro cittadinanza americana – perché sostenitori del socialismo. Tuttavia, con l’arrivo della guerra, la madre di Alexander prova disperatamente a riportare il figlio negli Stati Uniti, senza successo. La famiglia, infatti, verrà arrestata mentre Alexander riuscirà a fuggire ed entrerà nell’esercito russo.
Tra Tatiana e Alexander scoppia subito una scintilla. Tra i due, infatti, è amore a prima vista. Si vedono per la prima volta alla fermata dell’autobus e Alexander, affascinato dalla ragazza, sale sul bus su cui è salita Tatiana, sperando di poter scambiare due chiacchiere con lei. I due, però, ancora non sanno che quell’amore è proibito e che potrebbe distruggere ciò che hanno di più caro. Nonostante il duro e freddo inverno e l’assedio nazista, i due giovani – grazie ai sentimenti che provano l’uno per l’altra – troveranno la forza per affrontare le difficoltà, sperando in un domani migliore.
La fortunata trilogia di Paullina Simons prosegue con Tatiana e Alexander e termina con Il giardino d’estate ma secondo il critico giudizio dei lettori e delle lettrici non c’è dubbio: Il cavaliere d’inverno è il miglior romanzo della trilogia.
Ma prima di Leningrado, prima de Il cavaliere d’inverno e della storia d’amore, travagliata e travolgente al tempo stesso, tra Tatiana e Alexander, c’è l’America delle grandi promesse, “l’unico posto al mondo dove persino i poveri possono essere intelligenti”. E anche qui c’è un amore senza limiti, una passione che va oltre le differenze sociali e che sfocia grazie non solo al fascino ma anche al brillante acume e alla semplicità di due giovani. Si chiamano Gina Attaviano e Harold Barrington e se hai già letto Il cavaliere d’inverno avrai già intuito di chi si tratta: sono i genitori di Alexander. La loro storia viene raccontata in Figli della libertà (Children of liberty in originale), prequel della trilogia di Simons, in libreria da poco per la collana Rizzoli Historiae.
Paullina Simons e i cambi di ambientazione: da Belpasso a Boston
Il romanzo è ambientato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e comincia con l’arrivo a Boston di Gina Attaviano, quindicenne siciliana che da un piccolo paesino etneo parte alla volta dell’America, foriera di sogni, con la madre Mimì e il fratello Salvo. I tre arrivano a Boston con un velo di tristezza perché sarebbero dovuti arrivare in cinque ma mesi prima della partenza sia il fratello maggiore di Gina sia il padre sono morti. Nonostante ciò, nonostante il malumore di Salvo scontento di aver dovuto lasciare l’Italia e la sua fidanzata, Gina è euforica e non vede l’ora di mettere piede in terra straniera.
Era estate, e Gina avrebbe desiderato una giornata limpida. A babordo, si alzò in punta di piedi e guardò il cielo, sperando di vedere il luogo verso cui viaggiavano da settimane: il profilo di una città lungo l’ampia baia aperta, a mostrare loro un assaggio fugace della vita che li attendeva. Allungandosi, scrutò la nebbia di luglio, con il palmo vicino alla fronte per mettere a fuoco ciò che aveva immaginato fosse la bellezza urbana: una metropoli caotica e affollata, ciminiere fumanti, un andirivieni di navi, civiltà. Ma non vide nulla oltre la fitta foschia grigia e la malinconia opprimente.
Gina e la sua famiglia vivranno a Lawrence, un paesino americano dove abitano la zia e la cugina di Gina. La quindicenne protagonista ha le idee chiare: vuole lavorare, mettere da parte i soldi per aiutare il fratello a realizzare il suo sogno – ovvero quello di aprire un ristorante – e non andare a scuola. Né Salvo, né Mimì sono d’accordo che lei abbandoni gli studi, ma inizialmente non le danno troppa corda, pensando che la giovane sia solo raggiante per il cambio di vita che un trasferimento comporta.
La nave approda in America con un po’ di ritardo e l’unica cosa fattibile, avendo perso il treno per Lawrence, sarebbe pernottare lì. Il caso vuole che gli Attaviano incontrino Ben Shaw e Harold Barrington, due giovani ventenni borghesi che – nel tempo libero dallo studio – si occupano di affittare degli stabili per gli immigrati appena arrivati. I due ragazzi, soprattutto Ben, notano Gina e offrono a lei e alla sua famiglia un alloggio, non chiedendo denaro in cambio ma soltanto un invito a cena. Gina, nonostante abbia solo quindici anni, è un’adolescente affascinante, dai colori tipicamente mediterranei, che con un po’ di savoir faire e un inglese semplice ma pulito riesce a intrattenere una conversazione con i due, scatenando l’ira e la gelosia di Salvo. Quello che Gina non sa e che scoprirà a cena è che sia Ben che Harold (detto Harry) appartengono a due famiglie altolocate americane e che è proprio il padre di Harry a gestire gli appartamenti per gli immigrati.
«Vivete qui nel North End?» chiese Gina a Harry.
Fu Ben a rispondere. «No, siamo di Barrington. Una cittadina sulle colline circa sedici chilometri a nordest da qui.» Sorrise.
«Non troppo lontana dall’oceano.»
«Ah, signor Shaw» disse Harry, rivolgendosi all’amico, «così ora siete di Barrington?»
Ben gli strizzò l’occhio bevendo un sorso. «Oh, giusto. Il mio amico ha dimenticato di dirvi il suo nome completo. Gina, Salvo, vi presento Harry Barrington.»
Gli altri due fecero un’espressione vacua.
«Barrington come la città?» domandò Gina alla fine.
«Esatto. Parentela stretta.»
Lei guardò Harry a bocca aperta, ma la richiuse quando vide con la coda dell’occhio la faccia contrariata di Salvo. «Esiste un’intera città che si chiama come te?»
«Non come lui, signorina» precisò Ben. «Come la sua produttiva e illustre famiglia. Sono stati loro a costruirla. Harry si limita a usare la biblioteca comunale.»
[…] «Mio padre non lavora con chiodi e martello, se è questo che intendi» rispose Harry. «È un imprenditore. Fa in modo che siano gli altri a lavorare.»
Ben rise. «Non vedo l’ora di sentirtelo dire a lui. Quelle sette generazioni di Barrington, che non solo hanno costruito Boston, ma hanno anche finanziato l’ampliamento dell’università, si sono create una solida reputazione limitandosi a far lavorare gli altri. Non vedo l’ora.»
Harry agitò la mano. «Hai dimenticato di dire ai nostri nuovi amici chi sei tu.»
«Gliel’ho detto, invece. Ben Shaw.»
«Sì, ma chi è Ben Shaw?»
«Un umile studente di ingegneria?»
«Il figlio di Ellen Shaw» continuò Harry. «Che, guarda caso, è la sorella minore di Robert Gould Shaw, l’uomo che comandò l’unico reggimento interamente nero dell’esercito dell’Unione durante la Guerra di secessione.»
Oltre a essere nipote di un eroe di guerra, Ben è nipote di Josephine Shaw Lowell, “che a New York è una leggenda vivente. Si batte per la pace e per i diritti delle donne, è attiva in politica e ha fondato la Lega antimperialista qui a Boston con Erving Winslow”. Dopo quella sera Gina non ha dubbi: sia Ben che Harry sono ragazzi interessanti e attraenti ma lei propende per Harry che, con i suoi silenzi, ha destato la sua attenzione. Tuttavia, come nei migliori e intricati triangoli amorosi, è Ben a essere più attratto da Gina. Harry la considera carina ma piccola e, in ogni caso, lui è felicemente fidanzato (anche se Gina ancora non lo sa) con Alice Porter, l’unica figlia di Orville Porter, il proprietario della Massachusetts East Timber Company, che fornisce a Herman Barrington – padre di Harry – il legname per quasi tutti i suoi progetti edili.
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L’indomani, Gina e la sua famiglia arrivano a Lawrence e passano i giorni successivi ad ambientarsi. Salvo cerca lavoro mentre Gina viene mandata a scuola dalle suore. Nonostante l’obbligo di frequentare le lezioni, però, la giovane riesce a ritagliarsi del tempo per sé e a trovare qualche lavoretto che le permette di portare a casa stoffe per realizzare abiti. Non ha dimenticato Harry, ovviamente, ma non sa minimamente come fare per rincontrarlo senza farlo scoprire a Salvo e a sua madre.
È Ben a trovare un modo per rivedere Gina, riuscendo a coinvolgere anche Harry. Il giovane e visionario studente d’ingegneria è convinto che sia possibile realizzare il canale di Panama, nonostante ci vogliano molti permessi. È per questo che decide di gironzolare per le città – avendo come unico obiettivo Lawrence – per fare una raccolta firme. Essendo Lawrence un piccolo paese, Ben e Harry sono fortunati. Incontrano quasi subito Gina al mercato in compagnia di Verity, un’amica di Gina un po’ più grande di lei che vuole diventare una suora. Dopo una breve chiacchierata, Ben e Harry vengono aiutati da Gina – quel giorno e le domeniche successive – a raccogliere cinquemila firme per la costruzione del canale di Panama ed è durante quegli incontri che Ben riesce a convincere Gina e Verity ad andare a Boston ogni giovedì sera per seguire degli incontri politici.
Sebbene le due non sappiano molto di politica, è impossibile dire di no a Gina e così Verity si trova trascinata ogni giovedì, di nascosto, a Boston. Gina spera sempre di incontrare Harry, ma allo stesso tempo quegli incontri le sono utili per migliorare il suo inglese, conoscere personalità di spicco e formare la sua cultura politica e sociale. Una sera, però, Gina e Verity prendono un treno in ritardo e a Lawrence vengono rimproverate e messe in punizione. Ciò significa niente più incontri “casuali” con Harry Barrington. Almeno per il momento.
Le settimane passano, Gina è sempre più insofferente e attua un piano all’insaputa della sua famiglia. Coraggiosamente, manda una lettera a Harry chiedendogli se è disponibile per finanziare l’apertura di due ristoranti per suo fratello. Il suo obiettivo, ovviamente, è soltanto rivedere Harry senza coinvolgere minimamente Salvo, sperando che Harry risponda senza troppo interesse.
Dopo la morte prematura della madre [Harry] si era scontrato con le manie di controllo della sorella maggiore e con l’improvviso interesse del padre per il lavoro. I dubbi e la solitudine costante l’avevano spinto a chiudersi in se stesso e a cercare conforto nei libri. Aveva trovato un passatempo che lo appassionava, ma che l’aveva isolato ancora di più dagli altri.
Stanco, però, dei soliti rimproveri da parte del padre che lo accusa di non avere un piano per il futuro e delle continue pressioni esercitate su di lui dalla famiglia Porter affinché lui proponga a Alice di sposarlo, Harry risponde a Gina, decidendo di buttarsi a capofitto per aiutare gli Attaviano. Lo fa chiedendo una mano al padre – che gli concede il capitale – ma all’insaputa di tutti, di Alice, di Esther (sua sorella) e soprattutto di Ben. Non vuole, infatti, che l’amico pensi che lui sia interessato a Gina, nonostante la trovi interessante ed energica.
Dopo aver convinto Salvo ad accettare l’aiuto da parte dei Barrington, Gina è felice e sfrutta ogni momento per rimanere da sola con lui e lasciarsi incantare dalle sue parole, anche se a volte – a causa del suo inglese – non tutti i dialoghi sono comprensibili:
«Com’è Belpasso? Assomiglia a Lawrence?»
Gina annuì, sollevata e riconoscente. «La periferia sì, più o meno. Rurale. Ma la cittadina è tutta pietra e stucco. Una città mercantile. Deve essere di pietra per resistere alle eruzioni dell’Etna.
Altrimenti le baracche di legno verrebbero rase al suolo dalle fiamme a intervalli di qualche anno. La pietra è più resistente.»
Ridacchiò. «C’è un muro altissimo, costruito su un lato del vulcano tra la montagna e la città. È buffo. È stato eretto per tenere lontana la lava. Come se fosse possibile.»
«Come la Grande muraglia cinese?»
«La… cosa?»
«La Grande muraglia cinese.»
«Hanno costruito anche quella contro i vulcani?»
Harry ridacchiò. «Non credo che la Cina abbia vulcani. Penso che l’abbiano costruita contro le orde mongole.»
Gina inorridì. Aveva capito orge. Trovando strano che Harry usasse un simile linguaggio, non sapeva come reagire. Quell’innocente chiacchierata rischiava di trasformarsi in una catastrofe.
Il piano di Gina sembra funzionare: suo fratello ha aperto i ristoranti che vanno benissimo e Harry va spesso a Lawrence per vedere di persona come vadano gli affari. Tutto cambia e assume una piega negativa quando Gina scopre che Harry sposerà Alice Porter. A causa dell’orgoglio ferito e di Harry che per imbarazzo decide di lasciare la gestione degli affari alla sorella, Gina e Harry non si vedranno più… per cinque anni.
Angela sospirò. «Lui si è laureato a Harvard, e tu odi la scuola e non vedi l’ora di lasciarla. Lui è un ricco bostoniano, discendente di guerrieri e padri fondatori, e tu sei un’immigrata che indossa abiti smessi. Vesti gli indumenti che la sua cuoca getta via! Pensaci solo per un secondo. E poi è quasi decrepito, mentre tu hai tutta la vita davanti. Inoltre la sua fidanzata è una debuttante che ha partecipato a cinquanta balli ed è andata a Parigi. Probabilmente tu non sei nemmeno in grado di trovare Parigi su una carta geografica, cara.»
«Credevo avessi appena detto che l’istruzione non è importante…»
«Quella non è istruzione. È tutto. È la classe sociale. Lui è la Grand Central Terminal a New York, e tu sei la stazione di Jericho, nello Utah.»
Quando si rincontreranno, per caso, Harry scoprirà che Gina è diventata ancora più bella e attraente di prima. Frequenta il college, si fa chiamare Jane ed è molto attiva in politica. La vera domanda è: Gina ritroverà l’Harry di cui si era innamorata?
I personaggi tra realtà e finzione di Paullina Simons
Il nuovo romanzo di Paullina Simons è a tutti gli effetti un historical romance in cui la Storia si mescola alle storie e alle relazioni dei personaggi principali. Simons non si fa scrupoli e – oltre a raccontare eventi dell’America di inizio Novecento – inserisce qua e là la presenza di personaggi autorevoli e realmente accaduti tra cui William Du Bois, sociologo, storico e saggista statunitense naturalizzato ghanese, Jane Addams, attivista sociale e politica statunitense, sostenitrice del riconoscimento del diritto di voto a favore delle donne e Premio Nobel per la Pace nel 1931. Senza contare che anche la zia di Ben, Josephine Shaw Lowell, ha vissuto davvero nel diciannovesimo secolo, famosa per essere stata leader della Riforma Progressista negli Stati Uniti e fondatrice della New York Consumers League nel 1890. Shaw Lowell è stata anche descritta, dal biografo di Seth Low, come la “nonna dei riformatori sociali”.
Bellissime sono poi le pagine in cui Simons descrive l’incontro fra Harry e Rose Hawthorne, figlia del noto scrittore Nathaniel Hawthorne, autore di molti romanzi tra cui il fortunato La lettera scarlatta.
Dopo aver parcheggiato, Harry la fissò per un istante.
«The Wayside?» Guardò Gina. «La casa delle sorelle Alcott?»
Lei indicò un edificio marrone lungo la strada. «Ora abitano laggiù.»
«Dunque chi vive qui?»
«Rose.»
«Non è qui che abitava Nathaniel Hawthorne?»
«Molti anni fa. Ora ci vive Harriett Stone. È nota come Margaret Sidney, l’autrice di libri per bambini.»
«Mi sembrava di aver capito che ci abitasse Rose.»
«Harriett la ospita quando Rose è nella zona di Boston. Passa molto tempo a New York…»
«Aspetta, non sarà…» Harry si interruppe. «Rose Hawthorne?»
Gina annuì.
«La figlia di Nathaniel Hawthorne?»
Un altro cenno di assenso. «La più giovane.»
Oltre alle personalità esistite a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, Simons si mostra abile nella costruzione dei personaggi di finzione a partire da quelli secondari fino ad arrivare ai due principali, anche se è impossibile negare che il personaggio più riuscito è senza dubbio la giovane Gina Attaviano, coraggiosa, forte, impulsiva, passionale, orgogliosa e sicura di sé, nonostante all’inizio del romanzo abbia soltanto quindici anni.
Ogni personaggio, con i suoi pregi e difetti, ha fin dalla propria comparsa un carattere riconoscibile che lo porta a fare determinate azioni e a non compierne di altre (anche se, a onor del vero, Simons riesce a stupire fino alla fine!).
Mimì Attaviano, matriarca della famiglia, decide di trasferirsi per amore del marito defunto e per poter dare ai due figli rimasti tutte le possibilità che l’America ha da offrire; Salvo, il fratello maggiore di Gina, con il suo carattere burbero, scontroso e a volte paternalistico, rispecchia il cliché dell’uomo di casa novecentesco e si fa carico di madre e sorella non nell’ottica di salvarle, ma di proteggerle come richiede il contesto patriarcale in cui è nato; Angela, cugina di Gina, trasferitasi negli Stati Uniti ben prima degli Attaviano, è una ragazza semplice, dolce, ma anche schietta e prova a dare man forte a Gina dicendole, senza filtri, ciò che pensa; Alice Porter, promessa sposa di Harry, è una specie di Cenerentola ricca e indipendente: è circondata dall’amore della sua famiglia e sogna un matrimonio in pompa magna con Harry verso il quale è benevola e comprensiva, anche quando lui rimanda sempre la proposta di matrimonio. Alice lavora con il padre, ha le idee chiare, al mattino sale sugli alberi senza timore di sporcarsi i pantaloni e alla sera si prepara per i suoi vari appuntamenti mondani. È un personaggio per cui non si possono provare sentimenti negativi, anche se si parteggia fin dall’inizio per Harry e Gina.
Ben Shaw, l’idealista che sogna il canale di Panama, si distingue per essere un vero gentleman, di Gina si innamora profondamente perché per primo ha visto negli occhi della ragazza un guizzo di curiosità e desiderio di libertà. Se è vero che nel topos amoroso del triangolo lui vuole lei ma lei vuole l’altro, la stessa cosa si riflette al contrario prendendo in esame Esther Barrington, sorella maggiore di Harry, che da sempre nutre un sentimento profondo nei confronti di Ben, con cui è cresciuta e ha passato giornate intere. Nonostante appaia soltanto in determinate occasioni, Esther non è totalmente appagata dalla vita che vive, al di là degli agi e della ricchezza della famiglia, perché l’unica cosa che vorrebbe è stare con Ben. Quando incontra Gina per la prima volta non si riserva di farle comprendere che appartengono a due classi sociali differenti e quando capisce che Ben è innamorato di lei, fa di tutto per sminuirla davanti ai suoi occhi.
Tra tutti, forse, l’unico personaggio che può apparire a tratti odioso risulta essere proprio Harry. Nonostante sia affascinante e colto, Harry è – quasi come ad anticipare la figura letteraria del Novecento avanzato – un inetto, un ragazzo immaturo che approfitta delle comodità ereditate dalla sua appartenenza sociale e dalla famiglia abbiente. Eppure non si può non provare un minimo di tenerezza per questo personaggio costretto a fare delle scelte imposte dall’alto, perché è così che vuole e richiede la società, e gli si perdonano i comportamenti adolescenziali, le bugie e i non detti. Pagina dopo pagina, ci si augura una sua ribellione e si esulta non appena inizia a fare “come vuole” e non “come deve”, comprendendo così il motivo per cui Gina Attaviano – che probabilmente sa guardare oltre – se n’è innamorata.
Era molto difficile per Gina. Suo padre aveva voluto di più per lei. Ma a suo padre non importava se era vestita di stracci. A lei sì.
«Angela guadagna. Può comprarsi delle cose. Aiuta sua zia, dona i vestiti, compra i giocattoli per i bambini dell’orfanotrofio.»
«Puoi comprare ciò che desideri di più al mondo, bambina?»
Nel silenzio tombale, Gina dovette ammettere di no.
La suora non cedette. «Se avessi il lavoro migliore del mondo, se fossi una donna d’affari di successo, ricca come Andrew Carnegie, potresti comprare ciò che desideri di più?»
Gina tacque. «Devo rispondere a questa domanda?»
«Sì, se hai una risposta.»
«Sì, reverenda madre. Credo che il denaro possa comprare la libertà.»
«La libertà è ciò che desideri di più?»
«Sì, la libertà di fare quello che voglio.»