Per conoscere il vincitore dovrai aspettare il 12 settembre e la consueta cerimonia sul palco del teatro La Fenice a Venezia. Intanto, puoi leggerli e decidere a chi daresti il tuo voto. Dopo la notizia di settimana scorsa, ti presentiamo i cinque finalisti al Premio Campiello 2015!
La mappa, di Vittorio Giacopini
Per lettori che non si accontentano di una storia. È un romanzo singolare per svariate ragioni, ma vogliamo dartene almeno due per leggerlo al più presto. Primo: la vividezza con cui è ritratto il protagonista, Serge Victor, giovane e ingenuo ingegnere-cartografo al seguito di Napoleone durante la Campagna d’Italia. A lui viene affidato il compito di osservare tutto – monti, laghi, colline, forre, fortilizi e contrafforti, borghi, strade, slarghi – per registrarlo poi sulla mappa perfetta. Secondo: è racconto intrigante e imprevedibile, pieno di svolte e sorprese inattese e narrato con un piglio umoristico e a tratti picaresco che, ne siamo certi, non finirà di stupirti con i suoi effetti speciali.
L’ultimo arrivato, di Marco Balzano
Per lettori che amano sfide ed emozioni forti. Racconta la storia di Ninetto detto pelleossa, piccolo emigrante che a soli nove anni abbandona i genitori e il paesino della Sicilia in cui vive per cercare fortuna a Milano. E, una volta lì, nel nuovo mondo immenso e sconosciuto che gli si spalanca davanti non capisce più se è ancora un «picciriddu» o ormai un adulto. Lo si potrebbe definire, in un certo senso, un romanzo sull’emozione dell’ignoto; un romanzo di formazione, ma così coinvolgente da rendere un argomento in apparenza difficile e lontano – quale potrebbe essere l’emigrazione infantile negli anni Cinquanta – qualcosa di molto reale, presente e vicino a noi.
Cade la terra, di Carmen Pellegrino
Per lettori introspettivi e nostalgici. Il tema dell’esordio di Carmen Pellegrino è l’“abbandonologia”, una sorta di scienza poetica che, attraverso il potere della scrittura, cerca di riportare in vita luoghi ormai abbandonati da tempo. Alento è un borgo desolato che Estella, la protagonista di queste pagine intense e struggenti, cerca di far rinascere con una forma di quasi disperata dedizione. Ma che ci sarà di tanto affascinante in questa nuova disciplina, ti starai chiedendo? Be’, come spiega l’autrice stessa intervistata di recente al Salone del Libro di Torino: «Un paese abbandonato si mostra nudo nella sua essenza, ed è per questo che somiglia alla parte più profonda e autentica di noi stessi».
Senti le rane, di Paolo Colagrande
Per lettori che leggono – non solo ma anche – per il puro piacere di leggere. Tre amici sono seduti intorno al tavolo di un bar e mentre uno di loro, Zuckermann, si allontana ecco che gli altri due, Gerasim e Sogliani, iniziano a sviscerare il mistero che ha segnato la sua vita avventurosa. Nato ebreo, Zuckermann si è convertito rocambolescamente al cristianesimo ed è entrato in seminario. Dopo essere diventato prete in odor di santità, cede ai peccaminosi piaceri della carne. Con una scrittura “comica e pastosa”, come recita il risvolto di copertina, il romanzo si interroga, in modo serio e insieme lieve, giocoso, su questioni filosofiche della massima importanza. Per esempio sulla distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male.
Il tempo migliore della nostra vita, di Antonio Scurati
Per lettori che vogliono ricordare. La storia di Leone Ginzburg, marito della scrittrice Natalia ed eroe – probabilmente non ancora abbastanza conosciuto – della nostra Resistenza. Rifiutatosi di giurare fedeltà al fascismo l’8 gennaio 1934, il fondatore della casa editrice Einaudi era un uomo mite e al tempo stesso integerrimo e irriducibile: si rifiuterà da allora, e per tutta la vita, di impugnare le armi. Per questa ragione, pur essendo un grandissimo intellettuale, viene cacciato dall’università, incarcerato e, alla fine, ucciso. Il racconto di Scurati, tanto rigoroso quanto appassionato, ci accompagna fra ricordi familiari e un pezzo di storia fondamentale per il nostro Paese, di cui non possiamo che andare fieri e orgogliosi.