La violenza sulle donne continua, ed è sempre più un’urgenza, un obbligo, un impegno civile denunciarla. Non si ferma dinnanzi a mura come quelle domestiche che dovrebbero essere immuni da ogni forma di aggressione nei confronti delle donne. Mura che dovrebbero proteggerle e invece le cronache e i report ufficiali sui reati compiuti sul corpo delle donne continuano a registrare dati non soltanto inquietanti ma orribili nella loro barbarie. Persino quelli che dovevano essere confini invalicabili, non lo sono affatto. La violenza sulle donne non avviene soltanto per strada, dentro le mura di casa, sui luoghi di lavoro, nelle scuole. Avviene anche dentro la Chiesa, e le vittime sono le donne che hanno dedicato la propria vita alla fede. Laura Sgrò, avvocato nello Stato italiano e presso la Corte d’Appello dello Stato della Città del Vaticano, dà voce alle vittime di una violenza perpetuata per anni all’interno di comunità religiose nel suo nuovo saggio Stupri sacri. Le storie di Gloria, Mirjam, Samuelle e di tante altre suore che si sono ribellate agli abusi dentro la Chiesa, in libreria per Rizzoli dal 4 marzo.
Nessun ambiente è protetto e tutelato e a ogni nuovo anno, a ogni nuova ricorrenza dell’8 marzo, la Giornata internazionale della donna, il dibattito pubblico è chiamato a riflettere, ancora una volta, per l’ennesima volta, su un’emergenza sociale e culturale che colpisce direttamente e indirettamente, in modo trasversale, senza distinzioni di classe, di istruzione, di ricchezza e di povertà, le cittadine del mondo (più o meno civilizzato).
Stupri sacri: gli abusi all’interno della Chiesa
L’indagine che Laura Sgrò porta avanti in queste nuove pagine parte dalla testimonianza unica e coraggiosa di alcune suore che hanno denunciato sacerdoti, a volte loro padri spirituali.
Nel 2018 l’autrice è stata nominata dal “Corriere della Sera” tra le 70 donne dell’anno per le battaglie che ha sostenuto nella ricerca della verità. Nel 2021 “Forbes” l’ha inserita tra le Wonder Women, le 100 donne vincenti italiane, e lo stesso anno tra le 100 eccellenze del legal italiano. Negli anni Laura Sgrò si è occupata del secondo Vatileaks, il più importante processo celebrato in Vaticano per fuga di documenti riservati. Dal 2017 è l’unico legale che tutela gli interessi di tutta la famiglia Orlandi nella battaglia giudiziaria per la verità su Emanuela, sparita il 22 giugno 1983, alla quale l’avvocato ha dedicato il volume Cercando Emanuela, edito da Rizzoli nel 2023. Dal 2019 difende Muguette Baudat, madre di Cédric Tornay, la giovane guardia svizzera trovata morta in Vaticano il 4 maggio 1998 insieme al suo comandante e alla moglie, al centro di un altro libro scritto per Rizzoli, Sangue in Vaticano. Ora ci consegna Stupri sacri, offrendoci un documento prezioso non soltanto perché, innanzi tutto, registra l’esperienza diretta della violenza e degli abusi vissuti dalle sorelle che hanno deciso di denunciare, ma anche perché ci dà la possibilità di allargare lo sguardo su un fenomeno globale. Scrive l’avvocato nelle pagine di Stupri sacri:
«Gli abusi all’interno della Chiesa cattolica costituiscono un problema sistemico che attraversa continenti e generazioni. Se per decenni l’attenzione si è concentrata principalmente sulle violenze perpetrate contro i minori, oggi emerge in tutta la sua drammaticità un altro aspetto di questo fenomeno: gli abusi sulle religiose.»
Sono pagine che fanno riflettere sul fatto che i casi riportati da Laura Sgrò sono solo «la punta dell’iceberg di una realtà ben più vasta e radicata, che intreccia violenze sessuali, abusi di potere e manipolazioni spirituali», scrive l’autrice.
«Dal punto di vista psicologico, l’abuso in contesti religiosi presenta caratteristiche peculiari. Il trauma è aggravato dal fatto che l’abusatore è percepito come un rappresentante di Dio, percezione che genera una profonda confusione spirituale e psicologica nella vittima. In questi contesti, l’abuso psicologico spesso include manipolazione spirituale, isolamento e gaslighting. Le vittime sono indotte a dubitare della propria percezione della realtà e a credere che opporsi agli abusi significhi andare contro la volontà di Dio. Queste azioni si verificano con una similarità impressionante, che travalica confini, lingue e culture.»
Ecco perché serve parlarne, a maggior ragione, in occasione di un appuntamento nient’affatto retorico quale è l’8 marzo.
È di poche settimane fa la notizia che Papa Francesco ha nominato il primo Prefetto donna nell’ambito della Curia romana: suor Simona Brambilla, già superiora generale in Italia delle Missionarie della Consolata, guiderà il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. In un’intervista recente al quotidiano “Avvenire”, suor Brambilla si è soffermata sulla presenza delle donne in ruoli apicali della Curia Romana: «Credo che questa scelta del Santo Padre trovi la sua collocazione all’interno di un cammino ecclesiale sempre più sinodale, aperto, inclusivo, dialogico, evangelico. Gli interventi di papa Francesco sulla donna sono davvero tanti». Sono segnali importanti e inequivocabili, che vengono accolti con la stessa speranza con cui da tutto il mondo si guarda alle finestre delle stanze del policlinico Gemelli dove è ricoverato il Pontefice dallo scorso 14 febbraio. Qualche mese prima, a ottobre 2024, suor Rebecca Nazzaro è stata designata responsabile dell’ufficio per la Pastorale del pellegrinaggio del Vicariato di Roma e il 19 gennaio 2025, nell’intervista con Fabio Fazio a Che tempo che fa?, lo stesso Pontefice ha anticipato la nomina di suor Raffaella Petrini a governatrice dello Stato della Città del Vaticano, annunciata per marzo 2025. «Papa Francesco ha compiuto significativi progressi nell’affidare a figure femminili ruoli di grande responsabilità all’interno della Chiesa», scrive Laura Sgrò; «tuttavia, questi cambiamenti al vertice non si sono ancora tradotti in un miglioramento significativo delle condizioni di vita e di lavoro delle religiose “di base”».
Stupri sacri: storie piene di dolore e sopraffazione
Ebbene, quelle riportate da Laura Sgrò in Stupri sacri sono storie di vita di dolore e sopraffazione, di abusi sessuali e psicologici che, attraverso la dimensione della narrazione, intendono dar voce e libertà alle donne a cui sono stati negati rispetto e diritti fondamentali e alle quali spetta giustizia. Il libro, dedicato in esergo a «chi alla giustizia ci crede ancora, nonostante tutto», prende avvio dal racconto in prima persona di Laura Sgrò e del suo incontro con Maria, la prima delle suore che ha deciso di parlare.
«Maria, con enorme difficoltà, mi raccontò degli abusi subiti. Era stata violata in tutti i modi, da un sacerdote che probabilmente non aveva fatto questo solo a lei. Si era confidata con una consorella che aveva pensato bene di raccontare tutto alla madre superiora. Da quel momento era cominciato per lei un altro inferno: quello dell’isolamento e della paura. Non era vero niente, dicevano, Maria si era inventata tutto, e se qualcosa fosse pure stata vera, la colpa era comunque la sua.»
Quella di Maria è soltanto una delle tante voci «sommesse», scrive Laura Sgrò nelle prime pagine di Stupri sacri, che «stanno iniziando a farsi sentire, rompendo un silenzio che potremmo definire secolare. Nel 1995, suor Maura O’Donohue presentò alla Congregazione per i religiosi in Vaticano un rapporto allarmante che copriva ben ventitré Paesi nel mondo», cui ne fecero seguito altri, come ci ricorda l’autrice in quello che è, come dicevamo all’inizio, un resoconto che allarga lo sguardo sulla violenza sulle donne nel mondo. È stato grazie al tramite di Filippo e Lorena, due amici di Laura Sgrò che vivono a New York, autori di un documentario sugli abusi sulle suore, che altre due sorelle contattano l’avvocato. Filippo e Lorena, racconta Sgrò, «mi chiesero aiuto. Mi aggiornarono sul loro lavoro, mi raccontarono di Gloria e Mirjam e aggiunsero che quelle donne avevano urgente bisogno di un avvocato. Mi dissero che Gloria e Mirjam mi conoscevano di fama e che volevano contattarmi, ma non sapevano come, e mi dissero pure che non avevano molti mezzi economici a loro disposizione da investire in assistenza legale. Risposi ai miei amici che prima di parlare di qualsiasi cosa, onorari compresi, per me sarebbe stato necessario incontrarle. Avrei valutato di assisterle solo se le avessi ritenute credibili. Era la mia condizione di procedibilità».
Stupri sacri: gli abusi subiti dalle suore
Gloria è stata abusata dal suo padre spirituale, Miriam non ha subito abusi sessuali ma psicologici e di coscienza. Maria, Gloria e Miriam sono alcuni dei nomi di una lunga serie di religiose che in questi anni, «da quando Maria ha fatto il suo ingresso nel mio studio per poi sparire per sempre, si sono rivolte a me per essere aiutate», scrive Laura Sgrò. «Alcune le incontreremo in queste pagine, altre hanno deciso di restare nell’oblio». Ma la verità, come scrive l’avvocato, «non è mai inutile», e le pagine di questo libro servono a ricordarlo.
«Avrei voluto raccontare la storia giudiziaria di una suora abusata e della condanna del suo abusatore, un processo che rende giustizia alla vittima di abusi», scrive l’avvocato nelle ultime pagine di Stupri sacri. «Mi sarebbe piaciuto raccontare per una suora abusata quello che è successo alla fine degli anni Settanta grazie al coraggio di una giovane donna, Fiorella, e del suo straordinario avvocato difensore, Tina Lagostena Bassi», rievocando una pagina storica della battaglia in difesa delle donne. Quel processo, «che eccezionalmente non avvenne a porte chiuse per volontà di Fiorella e su consiglio dell’avvocato Lagostena Bassi, scosse la società italiana», così come a dicembre 2024 ha sconvolto i francesi e l’opinione pubblica di tutto il mondo il processo tenutosi ad Avignone all’ex marito di Gisèle Pelicot, la donna che per anni è stata sedata e violentata da lui e da almeno cinquanta sconosciuti mentre era incosciente.
Il coraggio e la forza di Fiorella e di Tina Lagostena Bassi, «hanno contribuito a cambiare la coscienza sociale sugli stupri. Quel processo ha piantato i semi per quella che sarebbe stata la nuova normativa sulla violenza sessuale, che ha visto, però, la luce solo quasi venti anni dopo», ricorda Laura Sgrò. La stampa e il pubblico ebbero libero accesso all’aula del tribunale e sei giovani donne realizzarono un documentario, che fu trasmesso la prima volta in seconda serata da Rai 2 il 26 aprile 1979. «Bisognava conoscere l’approccio squallidamente maschilista nella difesa degli imputati e il pregiudizio sociale utilizzato contro la vittima perché si cominciasse almeno a pensare: Ora basta». Ora basta è l’appello, la rivendicazione, il grido di battaglia che serve ancora rievocare oggi, nella Giornata internazionale della donna, e in tutti i giorni dell’anno, fuori e dentro le mura in cui le donne sono ancora minacciate da ogni forma di violenza. Ora basta.