Sin dalle prime pagine, talmente fatali e inevitabili sono le connessioni col nostro presente, con le nostre vite e il nostro vissuto su questa pianeta iper-linkato e iper-globalizzato, con ciò che pensiamo e che crediamo, con ciò che desideriamo, temiamo o detestiamo; talmente fitte e riconoscibili e condivise sono tali connessioni da ritrovarci, sin dalle prime pagine, partecipi della grande narrazione americana cui ci hanno abituato i grandi scrittori americani, da ritrovarci insomma noi stessi protagonisti del monumentale racconto, a cavallo tra gli due ultimi secoli, di una generazione in transizione tra la gioventù e l’età adulta che infiamma Wellness, il nuovo maestoso romanzo di Nathan Hill.
Diciamo subito, per chi non lo conoscesse ancora, che Nathan Hill è un prodigio della letteratura a stelle e strisce, «la migliore voce della narrativa americana di oggi» secondo il maestro John Irving, le cui parole d’esortazione alla lettura campeggiano sulla verdissima suggestiva prateria disegnata a pennellate delicate sulla cover dell’edizione italiana, pubblicata da Rizzoli proprio in questi giorni di maggio, con la traduzione di Alberto Cristofori.
«Il narrare storie americano al suo meglio, assolutamente coinvolgente», ha definito il “Guardian” il nuovo romanzo di Nathan Hill; «non devi far altro che girare pagina», per scoprire le trame nella trama, per disvelare le cangianti mille verità soggiacenti, per stupirti di oltre settecento pagine che corrono al ritmo di un’abilità narrativa che celebra al meglio il piacere e, diciamolo giocando col titolo, il benessere della lettura e di tutte le riflessioni a cascata che trascina con sé, illuminandole.
Nathan Hill è diventato famoso con Il Nix
Nato in Iowa, Nathan Hill, che vive con la famiglia a Naples, in Florida, nel 2016 esordì con il romanzo Il Nix, che in patria venne accolto dalle principali testate giornalistiche come il caso letterario dell’anno, consacrandolo tra gli scrittori americani di maggior talento degli ultimi dieci anni, e andò ben oltre i confini degli States, a oggi pubblicato in più di trenta paesi nel mondo. Il romanzo d’esordio di Hill narrava la storia di Samuel Andresen-Anderson che, a quarant’anni, non sa ancora dire quando il Nix, lo spirito di una leggenda norvegese che sua madre gli raccontava da piccolo, gli abbia rovinato l’esistenza.
Il sogno di diventare uno scrittore di successo naufraga tra le mareggiate dell’esistenza, nella Chicago del 2011 e di Occupy Wall Street; Samuel di giorno insegna letteratura inglese in un college, di notte è schiavo di un gioco di ruolo online. Sarà una semplice telefonata a stravolgere il corso degli eventi: un avvocato lo contatta perché risulta essere il figlio della donna che, ripresa da un video che diventerà virale, è appena stata fermata dalla polizia per aver lanciato una manciata di sassi contro il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti.
Ma Samuel non vede la madre Faye dal giorno lontano in cui lei abbandonò all’improvviso la famiglia. Da lì in poi prenderà avvio un appassionante andirivieni tra passato e presente alla ricerca di quelle verità e di quel senso che, incessantemente e nascostamente, cerchiamo noi tutti di dare alle nostre vite, lungo mezzo secolo di storia d’America rivissuto attraverso la biografia della madre ex sessantottina, che Samuel si metterà a scrivere per sdebitarsi con l’editore che, anni prima, gli aveva versato un acconto per un romanzo mai scritto.
Di chiunque ti innamori prima di essere adulto, probabilmente è un Nix
Quando The Nix uscì nelle librerie americane nel 2016, scrive sempre il “Guardian”, avresti potuto quasi sentire l’afflato, il respiro collettivo. Come poteva uno scrittore produrre, al suo primo tentativo letterario, un racconto così stratificato e così divertente? «Saggiamente», scrive oggi il “Guardian”, «il ragazzo prodigio» si è preso tutto il tempo necessario per scrivere il suo secondo romanzo, che invita il lettore «a immergersi in una storia profonda e intricata di vite millennial prese costantemente in contropiede, che prendono strade sbagliate e decisioni catastrofiche».
Wellness: storia di un amore
In Wellness, questa parola così rotonda, “benessere”, che pare così innocua a pronunciarla, a intenderla nel suo significato più immediato, riserva invece, tra le pagine del romanzo, una polivalenza che racchiude in sé non soltanto sfumature o prospettive soggettive ma, come ci suggerirà lo scrittore proseguendo nella lettura, verità e illusione, speranza e delusione, consapevolezza e falsa credenza (indotta o autoindotta…).
Ambientato nei primi anni Duemila, quando il matrimonio tra Jack Baker e Elizabeth Augustine, entrambi quarantenni, entra in crisi, Wellness ci accoglie nelle prime pagine riportandoci subito indietro agli anni Novanta e alla nascita di un amore a prima vista, magico, fulmineo, che aveva colto i due protagonisti nel pieno della giovinezza, nei loro audaci vent’anni ribelli ai tempi dell’università quando, fuggiti dalle rispettive famiglie oppressive, si erano trasferiti a Chicago in cerca della realizzazione di sé, autonoma, indipendente e contestataria del sistema capitalistico e della vacuità della ricchezza e dell’american dream, delle ipocrisie familiari e sociali, dei bigottismi religiosi e dei sensi di colpa inculcati da genitori incapaci, truffaldini e anaffettivi da cui intendevano liberarsi per sempre. Si innamorano spiandosi al buio l’un l’altra dalle rispettive finestre di due vecchi palazzi malconci separati da un lurido vicoletto mai illuminato dal sole. Si incontrano una sera per caso in un bar della malfamata zona in cui abitano, a un concerto, e mentre cominciano a parlare, l’attrazione e la curiosità coltivate in silenzio nella propria solitudine alle rispettive finestre nei mesi precedenti, prenderanno la forma conclamata dell’amore, le sembianze dell’anima gemella.
In Wellness i personaggi sono tutti strani ma meritano comprensione
Elizabeth è cresciuta in una famiglia di ricchi magnati del Connecticut che, sfruttando e truffando i fiorenti settori delle ferrovie, degli immobili, dei tessuti e dei metalli preziosi, hanno costruito una fortuna nel corso dei secoli. Jack è nato tra le fattorie, il bestiame al pascolo e le praterie delle Flint Hills, in Kansas. Cresciuto all’ombra della brillante e magnifica sorella maggiore Evelyn (creatura nobile che rimarrà senz’altro nel cuore dei lettori), ragazza talentuosa nelle arti e nell’espressione di sé, che difatti lascerà la famiglia allo scoccare della maggiore età, Jack è un bambino fragile e malaticcio, su cui si concentrano l’insoddisfazione, la depressione, l’egoismo dei genitori incapaci di godersi la vita ma capacissimi di gettargli addosso un eterno, paralizzante senso di colpa per tutto ciò che va storto fra le quattro mura di quella casa.
«La bellezza del secondo romanzo di Hill sta nel fatto che tutti i personaggi mostrano sì una qualche stranezza ma ognuno di essi merita comprensione… Tra i romanzi più recenti, sono pochi a riservare così tanto amore per l’umanità come fa Wellness», ha scritto il “Washington Post”.
Passano vent’anni dal loro primo incontro fatale nel 1993 e ora, nel 2014, Jack e Elizabeth sono sposati, stanno crescendo un figlio di otto anni con forti idiosincrasie verso ogni forma di socialità e feroci crisi di rabbia verso la madre, e hanno appena stipulato un mutuo per un appartamento di lusso ancora in costruzione nei sobborghi della città. Jack, dopo aver esordito come artista della fotografia negli ambienti della Chicago antisistema, è diventato un professore di arte; è sottoposto a parecchie tensioni, a partire dalla nuova gestione del personale dell’università in cui insegna, dove d’ora in poi gli stipendi dei professori saranno commisurati ai numeri che l’insegnamento genera, in termini di coinvolgimento, sui social media. Elizabeth è la titolare di un laboratorio di ricerca specializzato nell’effetto placebo, la Wellness, che un tempo, guidato dal suo professore, lo strano dottor Otto Sanborne, conduceva esperimenti sulla natura del benessere e della soddisfazione; l’istituto era incaricato di smascherare le truffe ai consumatori nel campo della vastissima gamma dei prodotti salutistici – dalle diete per dimagrire alle gonne fascianti per allenare i glutei – e ora invece…
«Ogni coppia ha una storia che racconta a se stessa, una storia che ronza sotterranea come una specie di motore, che la spinge a superare i problemi e ad affrontare il futuro. Per Jack ed Elizabeth, quella storia parlava di un innamoramento a prima vista, di due sognatori che incontravano la loro metà, di due orfani che trovavano una casa, di due persone che si capivano – che semplicemente si prendevano – con facilità e immediatezza. Ma le storie avevano potere solo nella misura in cui venivano credute, e tutt’a un tratto, seduta lì, mentre osservava Toby mangiare soddisfatto, Elizabeth si chiese se la storia sua e di Jack non fosse in realtà solo un altro placebo».
Invece, naturalmente, sarebbe un peccato svelare tutti i nodi e tutti gli intrecci e tutte le svolte di questo poderoso racconto di una generazione, di personaggi le cui ambiguità psicologiche non potranno che rimanere irrisolte, di faccende dell’esistenze che interrogano sui grandi dilemmi: che cos’è l’amore?, e come si svela la verità?, che Nathan Hill intreccia in una storia che pare auto-rivelarsi e auto-ingannarsi a ogni giro di pagina.
Gli esperimenti ispirati alla psicologia cognitiva condotti da Elizabeth sortiscono l’effetto in lei (e in noi che leggiamo) di mettere in dubbio le sue e le nostre stesse credenze, scelte e decisioni. La fotografia di Jack spoglia e denuda di ogni apparenza di contenuto l’arte stessa
«tutti i soggetti fotografabili sono stati fotografati»; Jack aveva «decostruito la propria fotografia a tal punto che non la si poteva nemmeno più chiamare fotografia, non conteneva più un soggetto, non usava più una macchina fotografica»
Era irritato da un dipinto, “La prateria in fiamme”, collocato in una sala del museo dell’università:
«Il dipinto è basato sulla scena di un romanzo di James Fenimore Cooper che Jack non ha letto. C’è qualcosa nel tentativo di ritrarre il Midwest da parte di uno scrittore di New York e di un pittore di Boston che stride. È una rappresentazione della prateria del Kansas dipinta da qualcuno che non era mai stato in Kansas, basata sul romanzo di uno scrittore che non era mai stato in Kansas».
A quarant’anni, Jack e Elizabeth si ritrovano in quella fase della vita posizionata in fondo alla curva a U, fenomeno ben noto tra economisti e psicologi comportamentali, «in base al quale in generale la felicità, nel corso dell’esistenza, tendeva a seguire un andamento prevedibile: la gente era più felice da giovane e da vecchia, e meno felice nella mezza età. Sembrava che la felicità raggiungesse il culmine intorno ai vent’anni, poi di nuovo intorno ai sessanta, ma precipitasse al centro, cioè dove si trovavano Jack ed Elizabeth, in fondo alla curva, nella mezza età, in un periodo che si distingueva non per la famosa “crisi” (un evento in realtà piuttosto raro: solo il dieci per cento delle persone dichiarava di attraversarla), ma per il lento declinare in una silenziosa e spesso sconcertante irrequietudine, insoddisfazione». Era una legge universale, concordava Elizabeth: «La curva a U riguardava uomini e donne, sposati e single, ricchi e poveri, occupati e disoccupati, istruiti e ignoranti, chi aveva figli e chi non ne aveva, in tutti i Paesi, in tutte le culture, in tutte le etnie, in tutti i decenni che i ricercatori avevano dedicato a quello studio».
Wellness non può non toccare, delicatamente, le corde di ognuno di noi, non fosse altro che per l’estensione delle materie vivide, attuali, universali ed eterne dell’esistenza che tratta e abbraccia; non fosse altro che Nathan Hill si prende saggiamente tempo, anni, per scrivere, come ha ben detto il “Washington Post”.
«Una delle grandi gioie di scrivere un libro è che mi permette di esplorare varie stranezze che attirano la mia attenzione, di immergermi negli argomenti che mi stupiscono, mi divertono o mi affascinano», spiega l’autore in fondo al libro, a introdurre la decina di pagine di bibliografia. Pagine in cui Hill offre ai lettori l’elenco straordinario di libri che ha consultato per scrivere Wellness, dai saggi sui placebo sanitari a quelli su matrimonio e sesso, da quelli sulla gentrificazione e sul mercato immobiliare fino a quelli sugli algoritmi, sulla disinformazione e sulle teorie cospirative (che vi offriranno una ragione in più per disconnettervi dai social media e immergervi nella lettura). Psicologi, sociologi, neurologi, biologi dell’evoluzione, economisti, sessuologi, terapeuti, filosofi, medici, statistici che Hill ha consultato, tra «coloro che si impegnano per capire la nostra mente strana, disordinata, miracolosa e confusa».
Questo romanzo, ci racconta Nathan Hill, «ha comportato molte di queste immersioni. È stato un quotidiano processo di scoperta e di meraviglia», come peraltro, ci auguriamo, possono e devono essere i libri e la lettura.