«L’analfabetismo aumenta il circolo della povertà, malattie e privazioni. Indebolisce le comunità e mina i processi democratici attraverso l’emarginazione e l’esclusione. Quest’ultime insieme ad altri fattori possono essere utilizzati per destabilizzare le società.
La Giornata Internazionale dell’alfabetizzazione rappresenta una grande opportunità per riaffermare il nostro impegno a raggiungere l’obiettivo di assicurare che tutte le persone siano in grado di leggere e scrivere. Grazie a questo noi potremo migliorare la dignità individuale e promuovere l’obiettivo della pace universale.»Dal messaggio generale del Segretario Generale per la Giornata Internazionale dell’alfabetizzazione
Sembra impossibile ma non lo è: gli analfabeti in tutto il mondo, secondo una stima dell’UNESCO, sono circa 774 milioni. Due su tre sono donne e la maggior parte di loro vive nell’Asia meridionale e occidentale e nell’Africa sub-sahariana.
Eppure, non dobbiamo credere che Paesi più sviluppati, come l’Italia, si sottraggano a questi numeri. Alfabetizzare non significa solo imparare a leggere, scrivere e contare. Si tratta di «un contributo alla liberazione dell’essere umano e al suo pieno sviluppo» e, in quanto tale, rappresenta un diritto fondamentale per tutti. In quest’ottica, è chiaro come l’analfabetismo sia più diffuso di quanto pensassi. Nei Paesi come il nostro, lontano dalle condizioni in cui versano alcune zone dell’Africa o dell’Asia, esiste l’analfabetismo funzionale. Significa che molti adulti, pur sapendo leggere e scrivere, non riescono a comprendere gli orari del bus, a capire i termini di un contratto, a riassumere qualcosa che hanno letto. Sono forme più nascoste di analfabetismo, ma ugualmente da risolvere.
Per saperne di più, visita il sito dell’UNRIC.