Di cosa parliamo quando parliamo di tolleranza

Scritto da:
Redazione BookToBook
19 Giu 2018

A cosa serve un manuale contro la tolleranza?

Si tratta di una provocazione, naturalmente, ma nasconde una domanda importante: di cosa parliamo quando parliamo di tolleranza?

La tolleranza è uno dei pilastri della vita civile ed è condizione necessaria della libertà, ma proprio per questo deve avere un limite: non è giusto, ed è molto pericoloso, essere tolleranti con coloro che vogliono privarci delle nostre libertà.

Prova a fare un esercizio, a porti una domanda semplice: con quanti esponenti delle categorie di seguito hai a che fare ogni giorno ?

E quanto questi incontri quotidiani limitano una corretta e proficua discussione sui temi che ti sono più cari?


La tolleranza e gli sfascisti secondo Claudio Cerasa


Claudio Cerasa individua diverse categorie di soggetti, o attori del discorso pubblico e politico, verso i quali dobbiamo mostrare il nostro lato intollerante: i pessimisti a tutti i costi, gli incompetenti che si fanno vanto della propria scarsa preparazione, i duri e puri che rivendicano la propria purezza e nulla più, i nostalgici dei bei tempi andati (che non torneranno, si sa), gli apostoli del pessimismo e del «tutto va male», incapaci di proposte alternative; gli immobilisti che al cambiamento (necessario) preferiscono lo stallo. Infine, i professionisti del politicamente corretto, che tendono a nascondere i veri problemi in nome di un’uniformità di vedute, spesso imposta dall’alto e mai passata al vaglio di un vero esame intellettuale.

Gli sfascisti sono intorno a noi, e minano la possibilità di una convivenza e di un dibattito civile e di una società davvero libera.

In un certo senso Cerasa sembra raccogliere la lezione lasciata da Hans Rosling con la sua Factfulness prendendola da un punto di vista filosofico anziché statistico.

«La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi».

In queste parole di Karl Popper è espresso un innegabile paradosso: sulla tolleranza si fonda la nostra società, e proprio per questo, per difendere un pilastro del nostro vivere civile, occorre, è necessario, è urgente mettere in campo una buona dose di intolleranza verso coloro che vogliono privarci della nostra libertà di pensare.

È una sfida centrale, la più importante del nostro tempo, e passa, come dice Cerasa

«da una serie di nuove dicotomie. L’ottimismo contro il pessimismo. L’apertura contro la chiusura. Il reale contro il virale. La gerarchia contro l’anarchia. Le garanzie contro il sospetto. La competenza contro l’incompetenza. La leadership contro la followship. La mediazione contro la disintermediazione. La democrazia contro l’algoritmo. L’essere dirigente, inteso come classe, contro l’essere, semplicemente, una classe digerente.»

Abbiamo il diritto e il dovere di non tollerare gli intolleranti.

Per salvare, finché possibile, una società allo sfascio.

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