“Will capisce che Rosie ha qualcosa di speciale la sera in cui la incontra davanti al falò”. Sono giovani, liberi e spensierati così come possono esserlo due adolescenti all’ultimo anno di liceo. Comincia così Talking at night, sorprendente esordio di Claire Daverley, classe ’91, che in quasi quattrocento pagine ci racconta una storia d’amore e d’amicizia lunga decenni.
L’importanza delle parole in Talking at night
Il sottotitolo inserito nella versione italiana di Talking at night, pubblicata da Rizzoli, ovvero Parlare di notte li salverà fa intuire che ci si trovi di fronte a un racconto coinvolgente che non ha a che fare soltanto con l’insonnia né con i mostri che abitano sotto al letto, piuttosto è la notte stessa a infondere quel desiderio di intimità, di condivisione, di essere più trasparenti che mai e svelare segreti e avvenimenti personali taciuti.
Passano la notte a parlare, con le ginocchia che quasi si toccano. Dicono molto poco, anche se lui non sapeva di poter essere così attento, così assetato di un’altra frase, così sorpreso dalle parole che lei sceglie.
Lo si comprende fin dalle prime pagine e anche dai loro cognomi (forse scelti volutamente?): Will White e Rosie Winters sono due anime candide ma fragili, a loro modo diverse, che negli anni avranno a che fare con diversi tipi di gelo, non soltanto per quanto concerne il loro rapporto, ma anche a livello interiore.
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Eppure, non riusciranno mai a separarsi sul serio perché Will e Rosie sono come due calamite, si attraggono e non riescono a fare a meno di confidarsi, non importa se a diciotto anni, di notte durante una bufera di neve mentre mangiucchiano cereali a mollo nel latte, o se a trenta, noncuranti delle intemperie seduti sulla spiaggia accanto a un faro.
Se ci pensi, moriamo tutti un po’ ogni giorno, dice. Perciò potremmo anche fare quello che vogliamo, prima che accada. Mentre parla, la guarda, e lei abbassa gli occhi sul tavolo. C’è un semicerchio di latte sul fondo della sua ciotola. Ci intinge il dito, traccia una linea.
Chi sono Will e Rosie, i protagonisti di Talking at night
Rosie Winters è la tipica brava ragazza: pacata, gentile, sorridente, studiosa. Ha diversi interessi ma quello che ama di più è certamente la musica, adora cantare e suonare. Abita con il padre, la madre e il fratello gemello Josh, è grazie a lui che conosce Will White perché i due studiano insieme. Rosie cerca di essere la figlia perfetta eppure non ha un buon rapporto con la madre, le loro conversazioni serali, durante la cena, sono come vuote, finte.
Non dovrebbe ammetterlo, e per questo non l’ha mai fatto, ma sua madre le piace di più quando ha l’emicrania. È l’unico momento in cui sembra avere bisogno della compagnia di Rosie; l’unico momento in cui rallenta e vuole sapere le cose, le cose vere, non quelle sulla scuola, gli esami o quanti chili ha perso. Non è questione di perdere chili, Rosie, aveva detto sua madre quando le aveva esposto la sua nuova dieta. Ma di modificare lo stile di vita. Voglio che tu sia sana, felice, la migliore versione di te stessa.
Se la famiglia Winters è, anzi sembra, una famiglia modello, quella di Will è sicuramente diversa, a tratti più autentica. Alle spalle Will ha una madre che lo ha abbandonato e un padre inesistente, pertanto vive con la nonna e la sorella minore Amber. Nonostante l’assenza di chi lo ha generato, non si può dire che Will non abbia intorno figure femminili di un certo calibro: la nonna è una vera e propria forza della natura, una capitana che governa e dirige la casa e che vuol bene a Will in modo spassionato. E crescendo con una nonna così, viene subito immediato pensare che il caratterino di Amber, che non ha peli sulla lingua, anche quando da ragazzina diventerà donna, sia la naturale conseguenza di aver vissuto con una donna forte e indipendente. Una donna che fin dal primo incontro fa il tifo per Rosie e suo nipote.
Non lasciarti scappare qualcosa di bello solo perché è diverso. Non ti ho tirato su mettendoti in testa queste idee, sbaglio?
No.
Bene, allora. Vai. Mangia i vol-au-vent e le tortine di mele. Innamorati di una ragazza perbene, per una volta.
Ti piace solo perché non ha piercing.
Mi è piaciuta perché mi parlava guardandomi negli occhi. E perché ha fatto lo stesso con te.
Dopo la notte passata a chiacchierare davanti al falò, Will e Rosie iniziano a costruire un rapporto tutto loro, fatto di sguardi, un paio di silenzi, alcuni non detti, ma soprattutto ricco di conversazioni notturne, al telefono o via sms.
È chiaro come il sole che i due si piacciano e che vogliano passare del tempo insieme. Tuttavia Rosie ha dei dubbi, Will White è il più affascinante, bello e dannato della scuola, ha decine di ragazze al seguito, fuma e guida la moto, e Rosie lo sa che non è il tipico bravo ragazzo che lei, o chi per lei, ha sempre desiderato, eppure ne è attratta, le conversazioni con lui la fanno sentire viva, mai giudicata. Anche Marley, la sua migliore amica, si rende conto di quanto Rosie sia cambiata da quando ha cominciato a parlare con White e così la appoggia e la incalza per farle ammettere i suoi sentimenti.
Sì. Ma prima di andare, Rosie, dimmi una cosa.
Okay.
Lui ti piace?
C’è un silenzio, senza rumore di lancette, illuminato dalla lampada.
Perché se è così, continua Marley, allora tutta quell’altra roba non conta niente. La moto o fumare o Oxbridge, o quelle altre ragazze, o quel che pensa tua madre, o quando devi consegnare la prossima tesina sui classici.
La voce della sua amica è cambiata. Adesso è la Marley seria a parlare; la Marley che adora i dibattiti sull’etica, che arriva in anticipo alle prove d’orchestra. Che risponde con intensa concentrazione quando suo padre la interroga sulle malattie al tavolo della cucina, perché lei diventerà un medico, come lui.
Non posso, dice Rosie.
Ma ti piace?, chiede Marley.
Rosie non lo dice, non riesce a costringersi a parlare. E questo, lei lo sa, vale quanto una risposta, anche se è terribilmente fastidioso.
Talking at night – Nella storia di Will e Rosie c’è un prima e c’è un dopo
Will e Rosie sono le persone giuste al momento sbagliato, un momento che in realtà è ciclico e dura più del previsto. Eppure, le loro storie saranno segnate da una tragedia, da una perdita devastante e dolorosa, che li farà allontanare ma che sarà anche il pretesto per farli riavvicinare non appena uno dei due, a seconda dei periodi e delle situazioni, si sentirà perso, distrutto, solo.
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Dopo la fine delle scuole superiori, ça va sans dire, Rosie andrà all’università e lascerà la cittadina in cui ha sempre abitato, la spiaggia e il faro dei suoi incontri segreti con Will, che invece, rimarrà lì a lavorare in officina. Passeranno mesi prima che Rosie si decida a prendere in mano il telefono e chiamare Will, per sentire la sua voce, per far sì che lui la tranquillizzi, ma passerà ancora più tempo – e il tempismo purtroppo non è il loro forte – affinché Rosie trovi il coraggio di andare a casa di Will, giusto il giorno prima che lui parta per l’estero.
Infila la pasta in forno alle tre; l’ora esatta in cui sarebbe dovuto andare a prendere il treno, e l’indomani il volo. Quando ci pensa il cuore gli si ribalta nel petto, è come una pietra nelle sue mani. Ma non ha scelta, non più. Non vuole andare via. Non ora. Si domanda vagamente se se ne pentirà, ma si volta a guardare Rosie al tavolo con i capelli madidi di pioggia e gli occhi gonfi, e sa che avrebbe la priorità sulla Thailandia l’indomani e il giorno dopo, e comunque sa preparare un pad thai niente male, e il mondo tanto non scappa, giusto? Così allontana il pensiero dalla sua mente.
Talking at night non è solo una storia d’amore e d’amicizia
Talking at night è un romanzo d’ampio respiro che esplora e tocca diverse tematiche attraverso la scrittura delicata di Daverley. Fin dalle prime pagine l’autrice descrive sapientemente lo scontro fra le proprie passioni e le aspettative degli adulti, il difficile rapporto con quest’ultimi, usando dialoghi e flussi di coscienza che in adolescenza tutt* abbiamo avuto almeno una volta, ma non solo.
A mano a mano che i suoi protagonisti crescono, Daverley si spinge oltre, raccontando senza edulcorazione, periodi dell’età adulta più complicati che toccano temi più forti come la depressione, la malattia, il lutto e la faticosa e dolorosa accettazione ed elaborazione di quello che, banalmente, chiamiamo vita. Perché, d’altronde, chi ha mai vissuto una vita priva di ostacoli, perdite e inciampi? Quello che ci si può augurare è di trovare un Will o una Rosie che ti impedisca di cadere e che ti aiuti a rialzarti, a seconda dell’eventualità.