Che cos’è diventata la mafia oggi? Non potrebbe spiegarlo nessuno meglio di Nino Di Matteo, il magistrato titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, sviluppata nel solco del lavoro di suoi predecessori illustri come Chinnici, Falcone e Borsellino. Bersaglio numero uno di boss del calibro di Totò Riina e Matteo Messina Denaro, le indagini che ha diretto e continua a dirigere sono ritenute scomode persino da alcuni uomini delle istituzioni. Ecco perché è importante leggere Collusi, la testimonianza diretta del suo lavoro raccolta dal giornalista Salvo Palazzolo.
1. Perché Cosa nostra non è sconfitta, ma ha solo cambiato faccia: non si occupa più di attentati al tritolo, ma frequenta i salotti buoni, facendosi più insidiosa che mai. Collusi permette di capire in che modo la mafia si sia insinuata nelle logiche economiche, sociali e politiche del nostro Paese.
2. Per avere la dimostrazione che l’antimafia non è un circolo affollato che vive di proclami, ma un duro lavoro quotidiano che ha come interesse la ricerca della verità su quanto accaduto nel passato più recente: molti interessi e attori coinvolti rimangono oscuri, tanto va ancora portato alla luce.
3. Perché la lotta alla mafia deve fare ancora molta strada: non possiamo sentirci al sicuro né vincitori, ma dobbiamo continuare incessantemente a indagare, conoscere, denunciare e condannare. Questo ci dimostra il lavoro – e il coraggio – di magistrati come Nino Di Matteo.
«Il procuratore capo fece scivolare sulla sua scrivania una piccola cartella. […] Sollevai la copertina, intravidi poche righe. Terribili, inquietanti. Mi sentii schiacciato all’improvviso da una cappa cupa e asfissiante: lì, mi sembrò di vedere il volto della mafia.»