Una ragnatela di corrispondenze: diciassette racconti colmi di bruciante amore per la vita, un unico flusso di pensieri sul presente in cui si fondono fatti realmente accaduti e invenzioni folgoranti. La sposa di Mauro Covacich è il manifesto di dolente sterilità di un’intera generazione, che ha rinunciato ai figli per le proprie ambizioni personali. Presentato da Dacia Maraini e Sandro Veronesi, è stato selezionato nella dozzina delll’edizione 2015 del Premio Strega. Aspettando l’annuncio della cinquina (il 10 giugno), ti diamo tre ragioni per leggerlo.
1. Perché se, come dice Covacich nei suoi Sette consigli per scrivere un buon racconto, «la forza del testo breve sta anche nella sua miracolosa semplicità. Ed è sbagliato puntare all’incredibile», la carica espressiva del racconto potrebbe riservarti interessanti sorprese.
2. Perché gli incipit ti proiettano immediatamente nella storia, e il finale dei racconti rappresenta un nuovo inizio: per una riflessione, per un punto di vista diverso e inaspettato sulle cose.
3. Per incontrare personaggi più reali del reale, attraverso una scrittura che non si perde in fronzoli, che fa a meno di troppe spiegazioni e didascalie. «Se Eva è depressa, non scrivere Eva è depressa, scrivi Eva fissa il soffitto, scrivi i suoi capelli hanno bisogno di uno shampoo», consiglia Covachic a un aspirante scrittore di racconti.
«Non è colpa mia se, mentre rifletto sulla sensazione di mancata pienezza che il mio presente e quello degli altri mi trasmettono, scorgo la figurina bianca di una ragazza che attende un passaggio seduta sul guardrail per andare a sposare il mondo.»