Se Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert vi ricorda qualcosa, preparatevi a vivere un’esperienza altrettanto emozionante, ma completamente diversa. Se, invece, non lo avete letto, prendetevi un po’ di tempo per conoscere questa storia, perché Vivian Morris vi trascinerà con con sé ne La città delle ragazze.
La città delle ragazze: il titolo
Il titolo La città delle ragazze indica subito come ogni cosa in questa storia comunichi più messaggi.
Così si intitola, infatti, lo spettacolo teatrale raccontato nel libro e che cambierà per sempre la vita della protagonista.
Ma La città delle ragazze è anche un modo diverso per definire New York, le cui luci e i cui quartieri palpitano in ogni pagina.
È qui che, partendo dagli anni Quaranta per arrivare fino ad oggi, tra spettacoli d’avanguardia, costumi scintillanti, tanto sesso, risate e avventure, Vivian Morris si afferma come una donna indipendente, scoprendo di poter plasmare da sola il proprio destino.
Nel titolo del libro quindi c’è già tutto: La città delle ragazze è allo stesso tempo un romanzo sulla giovinezza e le relazioni tra donne e una lettera d’amore nostalgica per la New York City degli anni ’40 che non tornerà più.
La storia di Vivian
Il racconto si sviluppa attraverso una lettera che la protagonista scrive all’età di novant’anni a una destinataria molto più giovane di lei, della quale scopriremo l’identità solo verso la fine della storia.
È la primavera del 1940 quando l’allora diciannovenne Vivian Morris, bocciata al college, viene “esiliata” a New York dalla sua facoltosa famiglia.
Ad accoglierla una zia bohèmien che fa l’impresaria teatrale e il suo mondo anticonvenzionale, fatto di soubrette, serate nei night club, sesso sfrenato. La città è in fermento, mentre sullo sfondo si intravede l’instabilità data dalla guerra in arrivo.
Catapultata in una realtà ben diversa da quella in cui è cresciuta, Vivian spezza le rigide catene della sua educazione e si dà alla lussuria più sfrenata, commettendo un errore che segnerà per sempre la sua vita.
Tanti livelli di lettura
L’educazione sentimentale di Vivian viene raccontata attraverso un caleidoscopio di situazioni esilaranti.
Leggendo si ride molto, anche di cose piuttosto serie.
Ma lo stile spumeggiante con cui Elizabeth Gilbert sa raccontare questa storia non deve trarre in inganno.
La città delle ragazze è sì un romanzo leggero e divertente, ma quello che l’autrice scrive tra le righe attraverso le parole di Vivian è una sorta di trattato sull’emancipazione femminile.
Elizabeth Gilbert e l’emancipazione femminile
Per tutta la vita Vivian si interroga su cosa ci sia dietro alle apparenze e come si possa vivere liberamente, senza farsi influenzare dalle situazioni e dalle persone.
Impara molto dai propri errori, e grazie al suo mestiere: utilizzando la sua bravura di costumista, riesce infatti a interpretare il carattere di tutte le sue clienti e a realizzare il vestito da sposa più adatto alla personalità di ognuna.
Giunta a novant’anni ha la saggezza giusta per poter affermare che la vita capita, senza regole e senza ricette e, quando questo accade, ogni donna è libera di diventare chiunque sia veramente.
Fu sul tetto della palazzina della nostra boutique da spose che scoprii questa verità: quando le donne si riuniscono senza uomini in giro, non sono tenute a essere niente di preciso. Possono essere e basta.
Quello che sta a cuore all’autrice è raccontare le donne a tutto tondo, nella loro libertà di essere: sessualmente, emotivamente e radicalmente.