Di chiunque ti innamori prima di essere adulto, probabilmente è un Nix

Scritto da:
Redazione BookToBook
13 Apr 2017

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Il Nix, ovvero: l’evento letterario dell’anno.

Accolto nel 2016 dalla stampa internazionale come un libro impossibile da mettere giù nonostante la sua molte (757!) pagine, Il Nix di Nathan Hill è stato salutato in patria come l’esordio letterario dell’anno, la giusta ricompensa per un autore che ha impiegato circa dieci anni della sua vita per scriverlo (un po’ come Donna Tartt, e speriamo che l’accostamento possa portargli fortuna).

Non solo stampa però: Il Nix è riuscito a suscitare anche la curiosità del mondo del cinema e del piccolo schermo tanto che, dopo essersene follemente innamorata, il pluri premio Oscar Meryl Streep ha dichiarato di voler produrre una miniserie tv evento tratta dal Nix avvalendosi della collaborazione di un altro big: J. J. Abrams già autore del famosissimo Lost e del successo in libreria di S. La nave di Teseo.

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Leggi un estratto da Il Nix di Nathan Hill


Samuel non sapeva cosa volesse dire, che sua madre «se n’era andata».

Andata dove? Quanto lontano? Quando sarebbe tornata?

Mentre andava a scuola si sentiva lontano da lì, come se guardasse il mondo con un binocolo al contrario – in piedi alla fermata dell’autobus, che saliva sull’autobus, seduto mentre guardava dal finestrino e non sentiva nessuno dei bambini intorno a sé, concentrato su una goccia d’acqua sul vetro, il paesaggio tutto confuso, che passava veloce. Sentì una sensazione di paura crescente, e concentrare l’attenzione su qualcosa di molto piccolo, come una goccia d’acqua, sembrava tenerla a bada, almeno per il momento. Doveva solo arrivare a scuola. Doveva solo parlare con Bishop, raccontare a Bishop quello che era successo. Bishop, aveva deciso, l’avrebbe tenuto a galla. Bishop avrebbe saputo cosa fare.

Ma Bishop non era a scuola. Né al suo armadietto. Né al suo banco.

Non c’era più.

Bishop se n’era andato.

Di nuovo quella parola: che cosa voleva dire? Andarsene? Stavano sparendo tutti. Samuel rimase seduto a studiare il legno del banco e non si accorse nemmeno quando la signorina Bowles chiamò il suo nome, lo chiamò di nuovo, poi lo chiamò una terza volta, non si accorse nemmeno che la classe rideva nervosamente di lui, né che la signorina Bowles gli si avvicinava, non si accorse neppure che era proprio sopra di lui e aspettava mentre la classe squittiva alle sue spalle. Fu solo quando lo toccò, gli mise fisicamente la mano sulla spalla, che Samuel sussultò e interruppe quello che era diventato un esercizio molto impegnativo, seguire con gli occhi le venature del legno. E non rimase nemmeno mortificato quando la signorina Bowles disse «Bentornato fra noi» con quel suo modo ironico, per far ridere la classe. Non si sentì nemmeno in imbarazzo. Era come se la sua in- felicità sopraffacesse ogni altra cosa – tutte le preoccupazioni normali erano seppellite. Sparite.

Per esempio: all’intervallo, se ne andò. Si allontanò, semplicemente. Si diresse verso l’altalena più lontana e poi proseguì. Non si fermò. Non gli era mai venuto in mente prima che poteva non fermarsi. Tutti si fermavano. Ma adesso che sua madre se n’era andata, tutte le solite regole del mondo crollavano. Se lei poteva andarsene, perché lui no? E quindi lo fece. Si allontanò e fu sorpreso di vedere quant’era facile. Seguì il marciapiede, senza neanche provare a correre o a nasconder- si. Camminò in piena vista e nessuno lo fermò. Nessuno disse una parola. Galleggiò via. Era una realtà completamente nuova. Forse, pensò, anche per sua madre era stato così facile. Andarsene. Cos’è che teneva le persone dov’erano, all’interno del loro solito giro? Niente, se ne accorse per la prima volta. Non c’era niente che impedisse a chiunque, un bel giorno, di sparire.