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Nomi per gatti scelti dagli scrittori
Scritto da:
Redazione BookToBook
22 Dic 2020
Perché scegliere i nomi per gatti proprio dalla letteratura? Perché i gatti dei libri possono vantare da sempre straordinarie personalità, delineate dalla penna degli autori, o addirittura magici poteri o, ancora, storie esemplari. Come diceva in poesia T. S. Eliot, è una faccenda difficile mettere il nome ai gatti. E spiega che questi ne hanno almeno tre di nomi: uno di famiglia, uno peculiare e un terzo che conoscono solo loro, i gatti. Questo è ineffabile effabile effineffabile / profondo e inscrutabile.
Alcuni autori hanno dedicato una pagina a questo animale, o un intero volume per lettori gattari. I più audaci ne hanno fatto il protagonista assoluto di un romanzo, o addirittura la voce narrante. Ora sfogliamo la nostra biblioteca in cerca di nomi per gatti.
Nomi per gatti dalla finzione letteraria
Murr. Il gatto presuntuoso e colto di Considerazioni filosofiche del Gatto Murr di Ernest A.Hoffmann.
Cat / Gatto. In Colazione da Tiffany di Truman Capote ad avere questa idea di libertà – se non hai un vero nome, non appartieni a nessuno – è la protagonista Holly Golightly. Nel film di Blake Edwards è interpretato dal gatto-attore Orangey, un soriano rosso. Si chiama Gatto anche il micio del vicecommissario Enea Zottìa, protagonista e narratore del giallo natalizio Chi vuole uccidere Fred il tacchino? di Marco Polillo.
Cheshire / Stregatto. Appare e scompare, incontra Alice nel Paese delle Meraviglie ideato da Carroll.
Ci sono poi gatti che fanno solo brevi apparizioni nei romanzi, come Tjorven nella serie Millennium di Stieg Larsson.
Wiston Church, o solo Church, è il gatto redivivo di Pet Sematary di Stephen King.
Behemoth. L’enorme gatto demoniaco di Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov, nero e grasso, il suo nome significa ippopotamo in russo.
Pluto / Plutone. Il gatto nero di Edgar Allan Poe.
Zorba. Il felino con solo la pancia bianca di La gabbianella e il gatto di Luis Sepúlveda.Dinah – Alice’s pet kitten in Alice’s Adventures in Wonderland.
Ming. Il gatto che odiava la gente, fatta eccezione per la sua padrona, è protagonista del racconto La più grossa preda di Ming, di Patricia Highsmith.
Maxwell, Ippolito, Ofelia, Socrate e Kirlee sono solo alcuni dei nomi delle Vite di gatti straordinari, raccontate in rima e illustrate per gattofili di ogni età.
Rollone. Precisamente Rollone il Vichingo, è il gatto di casa, razza Maine Coon, di Chiara Francini ed è anche il protagonista parlante del suo originale Decameron intitolato Il cielo stellato fa le fusa.
Nomi per gatte da romanzi e racconti
Mrs. Norris. La gatta color polvere che vive nella scuola di magia e sttegoneria di Hogwarts, fa la ronda nei corridoi con il suo padrone, Argus il guardiano. Spesso alle calcagna di Harry Potter nelle sue spedizioni notturne.
Sasha. La gatta di Colette del 1933 è una nobile seduttrice, dal pelo monocromo grigio e occhi dorati, razza Blu di Russia (o Chartreux).
Micina. La randagia di Shelter Island che conosce lo stile, presenza fissa nella boutique di abiti vintage di Gatti, merletti e chicchi di caffè di Anjali Banerjee.
Chibi. La micina che rifiuta di farsi adottare, ma porta comunque la felicità con le sue capatine quotidiane a casa di una coppia, in Il gatto venuto dal cielo di Hiraide Takashi.
Nomi per gatti: compagni di scrittura
Molti scrittori hanno lavorato con un gatto accanto, seduti davanti a una macchina da scrivere, o con questo che giocava con i cavi sotto la loro scrivania. C’è chi ha trovato le parole guardando dalla finestra, chi osservando un soriano dormire.
Christabel era la micia di Joyce Carol Oates, che ha spesso ripetuto di riuscire a scrivere tanto solo perché aveva la compagnia di un gatto sulle ginocchia.
Mysouff I, Mysouff II e Le Docteur. Alexandre Dumas a Montecristo pensava ai suoi tre gatti più che ai Tre moschettieri.
Cattarina osservava Edgar Allan Poe scrivere.
Mc Fate. Ribattezzato poi Gattino, perché quel nome era forse troppo ingombrante per un trovatello, era il gatto della scrittrice Mary Gaitskill.
Canonico era trattato come un re da Victor Hugo
Snowball era – tra i molti nella sua vita – il gatto bianco a sei dita di Ernest Hemingway. Ancora oggi nella sua casa museo di Key West – che è anche colonia felina – molti gatti (una cinquantina) hanno ereditato il tratto e sono polidattili.
Julian era il gatto che ha ispirato la folosofia di John Gray
Butch Van Gogh quello di Charles Bukowski.
Totti il gatto della poetessa Edith Södergran. Nulla a che vedere con il gioco del calcio, ça va sans dire.
Taki per Raymond Chandler era uno straordinario segretario personale, parole sue.
Sabbath di Tennessee Williams.
Ginger e Calico Jane le gatte di William Burroughs.
El Magnifico fu il più amato da Doris Lessing.
Minou era la gatta di George Sand.
Pigmalion era il gatto di George Bernard Shaw.
Clovis uno dei gatti di Stephen King.